"L'affetto porta l'anima come i piedi il corpo". I tratti umani della santità di Caterina
Testo dell'omelia del Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana in occasione della solennità di S. Caterina da Siena, presso la basilica di S. Maria sopra Minerva
Cari Fratelli e Sorelle, è con viva emozione che presiedo stasera la santa Eucaristia in questa insigne basilica romana di Santa Maria sopra Minerva, in cui da secoli riposano le venerate spoglie di santa Caterina da Siena che, insieme a san Francesco d’Assisi, il popolo italiano venera come celesti protettori.
Saluto e ringrazio il fratello vescovo S. E. Mons. Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia, il priore provinciale dei Frati Predicatori, Fra Aldo Tarquini, il rettore Fra Gian Matteo Serra, tutti i religiosi e le religiose presenti. Un particolare saluto rivolgo alle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, guidate dalla Ispettrice Nazionale, sorella Monica Dialuce, che vedono in Caterina da Siena il loro modello e la loro patrona. Uno speciale pensiero per la rappresentanza del Comune di Roma e per tutte le autorità civili e militari presenti.
Le letture bibliche che abbiamo appena ascoltato ci aiutano ad immergerci nel mistero di Dio, rivelatosi a noi in Gesù Cristo, la “parola vivente”, che insegna ed ammonisce con ogni sapienza per renderci perfetti. E’ questa Parola che si è impossessata della giovane Caterina, facendone umile strumento dell’amore di Dio e anche potente voce di richiamo della Sua santa volontà.
Ammaestrata dallo Spirito Santo, Caterina ha capito fin da giovane qual era il ruolo di ogni cristiano all’interno della comunità dei credenti. Certo non quello di assistere passivi agli eventi della Chiesa e del mondo, ma quello della consapevolezza, nonostante la mentalità dei tempi, di appartenere, come membra vive, ad un unico corpo di cui Cristo è capo. Un regno di sacerdoti, degni ministri del sacrificio perpetuo di Cristo, appassionati servi della Chiesa, capaci di dire con l’apostolo Paolo: “per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza” (Col. 1,29).
Da queste letture, scorgiamo i tratti umani di Caterina, che dopo sette secoli di storia ha tante cose da dire al nostro tempo ricco di sfide per la Chiesa, ma anche tormentato da guerre e divisioni.
Mossa dal fuoco della Divina Misericordia, Caterina ha percorso tutte le strade della Toscana, da Siena ad Avignone sino a Roma, lasciando al suo passaggio come dei solchi infuocati; la Toscana e l’Italia erano in preda a terribili lotte intestine e sempre più teatro di guerra per i diversi interessi politico-economici delle nazioni europee nascenti. In questo scenario, Caterina fu portatrice di pace, perché ben sapeva che Cristo è la vera pace: la croce e l’ulivo diverranno i suoi vessilli. Come per l’Apostolo delle genti, nulla può ostacolare la sua itineranza e il suo desiderio di “pagare con il suo sangue per amore del sangue… sparto con tanto fuoco d’amore”. Le sue lettere sono testimonianza viva di questo appassionato e ininterrotto pellegrinaggio. Il fuoco d’amore, attinto senza tregua nella fonte dell’Amore che è Dio stesso, ci libererà da inutili preoccupazioni di riuscita o meno del nostro dire, testimoniare: questa è la forza di Caterina.
Come Paolo nella Lettera ai Romani afferma: “Se Dio è per noi, chi sarà contra noi?”, anche la Domenicana scrive, quasi eco delle parole dell’Apostolo: “Ma quelli che vanno per essa (per la via che è Cristo) sono fermi e dicono col dolce innamorato Paolo: se Dio è per noi, chi sarà contra noi?”. Da vera figlia di san Domenico, Caterina congiunge “l’andare” sulle strade delle nostre città allo “stare” nella cella del suo cuore. Caterina è davvero una donna “mistica” apostolica. Quante volte ci esorta “a fare del nostro cuore una cella e della cella un cielo”!
In questo momento, in cui la Chiesa riflette molto sul ruolo della donna, Caterina si presenta a noi forte, vivace, ilare, come testimoniano i suoi discepoli, quelli che formavano la “bella brigata”. Caterina è ricca di umanità; ha un vero dono di relazione, oggi diremmo di empatia, con chi incontra. E’ lei ad insegnarci che la verità va proposta con affetto di carità, solo così sarà accolta. Scrive: “l’affetto porta l’anima come i piedi il corpo”.
Donna di desiderio, affamata di Cristo, addita per ciascuno di noi il meglio, cioè la nostra santificazione. Siamo in perfetta sintonia con l’esortazione di Papa Francesco Gaudete et exsultate, che, in epoca di assoluto relativismo e di plateale vittoria della mondanità, ci invita ancora sulla via della santità, l’orizzonte ultimo in cui ogni essere umano si incontra con la straordinaria bellezza del Signore Gesù. L’esperienza della santità si vive prima di tutto nella comunità. La passione per la Chiesa ha consumato Caterina, perché era convinta che “la Chiesa ha bisogno di noi e noi della Chiesa”. Ma per l’impegno della carità ogni uomo e ogni donna ha dinanzi a sé il mondo intero, così carico, ancor oggi, di drammi e sofferenze.
Non posso in questo momento non andare con il pensiero alle tante genti d’Italia, del Mediterraneo e anche dell’Africa che soffrono a motivo della violenza umana e delle catastrofi ambientali. Il fuoco della carità che animava Caterina deve infiammare d’amore anche il nostro cuore per non rimanere insensibili alle necessità dei fratelli. Mi sia qui consentito di ringraziare le già menzionate Infermiere Volontarie della Croce Rossa, presenti in gran numero, che celebrano quest’anno il loro 110° anniversario di fondazione. Esse sono per tutti noi esempio concreto di altruismo e di amore al prossimo, manifestato in tante occasioni sia nel nostro Paese che all’estero. Tra le situazioni drammatiche in cui si sono trovate ad operare, desidero ricordare il loro impegno e la loro abnegazione tra le popolazioni terremotate dell’Italia centrale e in territori di guerra come nel Medio Oriente, in Africa e nei Balcani. Esse sono state le prime, grazie alla Marina Militare italiana, a portare aiuto ai profughi nelle acque del Mediterraneo. Carissime sorelle vi ringraziamo dal profondo del cuore! La vostra celeste patrona vi sostenga nell’ora della prova e vi doni pace e consolazione.
Dell’ardore e della forza di Caterina, cari fratelli e sorelle, tutti oggi abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno dei suoi slanci d’amore per la Chiesa e anche dei suoi richiami profetici per non tralasciare mai l’amore per Cristo, dal quale “sgorgano fiumi di acqua viva”, che risanano il nostro male di vivere, che serpeggia sommesso e talvolta impercettibile nelle pieghe della nostra società. L’acqua viva che Gesù ci offre è capace di scacciare le nostre paure, di sollevarci dalle nostre inquietudini, di ridonare fiducia, di guardare al futuro con speranza.
Abbiamo bisogno anche nella nostra epoca di profeti, che ci facciano intravedere i tempi nuovi che il Signore ha preparato per noi, e che ci aiutino ad uscire dalle secche di una storia che si è fatta pesante per tanti popoli del mondo. Santa Caterina fu – come il Papa emerito Benedetto XVI ebbe a dire nell’udienza generale a lei dedicata (24 novembre 2010) – “protagonista di un’intensa attività di consiglio spirituale nei confronti di ogni categoria di persone: nobili e uomini politici, artisti e gente del popolo, persone consacrate, ecclesiastici, compreso il Papa Gregorio XI che in quel periodo risiedeva ad Avignone e che Caterina esortò energicamente ed efficacemente a fare ritorno a Roma”.
Carissimi fratelli e sorelle, ci affidiamo con sincera fede all’intercessione della Santa Patrona d’Italia e d’Europa, e preghiamo per il nostro Paese, perché riconosciamo di avere bisogno più che mai, oggi, anche a motivo dell’incertezza sociale e politica, di voci di speranza e di una cultura umanistica, come quella di Caterina, che anticipò l’umanesimo cristiano fondato sulla visione evangelica della persona. In Gesù Cristo, nel quale soltanto si può costruire e pensare un vero umanesimo, vediamo anche nei volti sfigurati dei poveri e degli ultimi i tratti più belli dell’umanità, perché – come abbiamo sentito nella lettura dal libro dell’Apocalisse – è lui, Gesù Cristo, «l’Alfa e l’Omèga», l’uomo vero, l’inizio e il compimento della storia. L’abituale saluto di Caterina in chiusura delle sue lettere ci accompagni sempre: “Permanete nella dolce dilezione di Dio. Gesù dolce. Gesù amore”. Amen!
S. Em. Card. Gualtiero Bassetti
Cred. fot.: pagina Fb "Crocerossine"