DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Come un giovane - ora domenicano - ha iniziato a pregare con il Rosario

Mi sono sempre piaciute le storie: non si tratta di semplici racconti o favole che non hanno nulla a che vedere con la nostra esistenza. Sono, appunto, storie di qualcuno che ha vissuto un qualcosa di significativo, e che magari potrebbe parlare alla vita di un altro. Vorrei allora raccontarne una. Una come tante. Umile, se paragonata alle avventure dei “grandi” del mondo.

Tuttavia è unica, come ogni storia che si rispetti. Essa parla di un giovane ragazzo cresciuto nella periferia di una grande città all'interno di una buona famiglia di fede cattolica, sì, ma non molto praticante, in cui il tipico anticlericalismo italiano è presente senza doversi troppo camuffare.

Il ragazzo cresce tra le cure della sua famiglia, riceve i sacramenti dell'iniziazione cristiana (Battesimo, Eucaristia, Confermazione) ma si allontana dalla Chiesa e dalla vita cristiana dopo aver ricevuto la cresima. Grazie ad un suo amico ritorna in parrocchia e qui incomincia a conoscere meglio il Cristo, specialmente sostando di tanto in tanto davanti al tabernacolo. Il giovane, però, non sapeva ancora pregare. Partecipava a degli incontri parrocchiali, ma non riusciva ancora a trovare un modo, uno strumento per “stare con Dio”, per “parlare” con Lui.

Un giorno, per caso, gli capita di imbattersi in un libriccino di preghiere. A primo acchito ne sente repulsione: aveva il tipico aspetto dei libri devozionali per persone dedite a quelle pratiche che lui definiva “bizzocate”. Tuttavia lo prende e lo porta con sé. Se lo porta dietro, senza saperne veramente il motivo: “Forse mi potrebbe essere utile”, si diceva.

fabrizio cambi2fr. Fabrizio Cambi, O.P.Una sera gli capita di sfogliarlo e di trovarvi delle pagine dedicate alla preghiera del Rosario. Non sapeva bene di cosa si trattasse: temeva di imbattersi in una di quelle preghiere-show recitate a squarciagola dalle signore anziane nelle chiese. Ne aveva viste di preghiere così, e tutto ciò, davvero comune a quei tempi, aveva contribuito al suo allontanarsi dalla Chiesa.

Lasciandosi prendere dalla curiosità imparò da quel piccolo volume come si pregava con il Rosario, quale era la sua storia e quali i suoi fini. Scoprì così la fede e l'affetto di milioni di cattolici che nel corso dei secoli si erano avvicinati a Cristo, accompagnati dalla Vergine Maria come da una madre. Questa calma dinamicità propria della preghiera mariana lo affascinava: voleva anche lui guardare Gesù, contemplarlo, mentre ne invocava la Madre. Così si mise alla ricerca di una corona del rosario, fin quando la trovò. Il “rapporto” tra lui e il Rosario non fu da subito facile! Pensare che inizialmente non gli stava neanche troppo simpatica la devozione a Maria Santissima... ma si sa: i giovani di quei tempi erano fatti così.

Passano i giorni: recita prima una decina, poi due, tre, fino ad arrivare a pregare un rosario intero. Il gioco era fatto: la Regina del Rosario, dolce e potente Madre di Dio, era riuscita ad attirare a sé e a Dio un altro suo figlio. Il Nostro, dopo quei fatti, non lasciò mai la corona del Rosario perché in essa trovava tutto ciò che cercava: la dolcezza di una Madre, la forza di una Regina, la Verità di Dio e il sostegno nel cammino della sua vita.

Il ragazzo, alla fine, deciderà di entrare nell'Ordine dei predicatori (i Domenicani), quello stesso Ordine i cui membri un giorno furono definiti dalla Vergine Maria come “i miei frati” (cfr. Vitae fratrum), camminando in esso accompagnato e sostenuto dalla sicura compagnia del Rosario.

Eccoci arrivati alla fine del nostro racconto. Questa, caro lettore, non è una favola: è una storia. Ed essa, come ogni storia, meritava di essere raccontata perché chi la legge possa farne quello che vuole: apprezzarla, criticarla, affezionarcisi o, chissà, ritrovarcisi.

fr. Fabrizio Pietro M. Cambi, O.P.
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