La speranza che viene dal Cielo
Da pochi giorni, esattamente il 26 novembre scorso, si è concluso l’anno giubilare in occasione del 100° anniversario delle apparizioni della Santissima Madre di Dio a Fatima. Per grazia di Dio, durante il mese di ottobre sono stato in pellegrinaggio in questo luogo privilegiato e benedetto da Dio, in compagnia di alcuni confratelli e di un buon numero di pellegrini.
Siamo stati graziati con il bel tempo e la possibilità di pernottare in un albergo molto vicino al Santuario: potrebbero sembrare particolari di poco conto ma posso assicurare che anche queste piccole cose hanno la loro importanza. Volendo, dunque, raccontare di questa breve ma intensa permanenza lì a Fatima, mi preme fin da subito dire l’intenzione che mi ha spinto ad andare: la Santa Vergine per ogni cristiano è una Madre, forse ancora di più per i consacrati… E ho pensato: “Maria, voglio venire da Te e restare in Tua compagnia. Nient’altro”.
Ma come sempre accade Dio dona più abbondantemente rispetto a quanto noi chiediamo, per cui oltre a rimanere con la Mamma per un po’ di tempo - poiché quando vai in un Santuario o in un luogo mariano, vai a trovare la Mamma Celeste - ho avuto modo di approfondire la storia degli eventi accadutivi all’inizio del secolo e di conoscere meglio i tre pastorelli, soprattutto i due canonizzati di recente da Papa Francesco: i santi Giacinta e Francesco Marto. Sostando in preghiera sulle loro tombe si capisce la profondità, il coraggio e la fede di questi due bambini: veramente un’aura divina li ha rivestiti! Osservandone i volti grazie alle loro foto che ci sono pervenute, l’occhio della fede riesce a vedere come due angeli che per amore hanno sofferto e offerto la loro vita alla Santa Vergine per la conversione dei peccatori!
La storia delle apparizioni inizia nel 1915, con la visione di una figura umana sotto forma di nuvola che per tre volte, in tre giorni successivi, si mostrò a Lucia mentre si trovava insieme ad altre tre ragazze (Teresa e Maria Rosa Matias e Maria Justino). L’anno seguente la stessa figura si presentò come l’Angelo della Pace e Angelo Custode del Portogallo, che veniva a chiedere, stavolta ai “Tre Pastorelli”, preghiere e sacrifici per la pace e in riparazione alle offese recate a Dio, preghiere che i Cuori di Gesù e Maria attendevano graditissime dai Pastorelli, secondo le stesse parole dell’angelo. Riporto la prima parte della preghiera che l’angelo ha insegnato ai tre bambini, e penso che oggi più di allora dovremmo pregare in questo modo per chiedere a Dio la conversione nostra e di tanti che di Dio non ne vogliono neppure sentir parlare: “Mio Dio! Io credo, adoro, spero e Vi amo. Vi chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano”. La seconda parte della preghiera fu insegnata dall’Angelo mentre teneva in mano l’Eucaristia dalla quale cadevano gocce di sangue all’interno del Calice che teneva nell’altra mano. Lasciandoli sospesi in aria si prostrò, come anche i bambini, recitando: “Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione agli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del Suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori”. Subito dopo porse ai fanciulli l’Ostia e il Calice di Cristo perché si comunicassero.
Orbene, la storia prosegue con le sei apparizioni che tutti conosciamo avvenute il 13 di ogni mese da maggio a ottobre, eccetto il mese di agosto in cui avvenne il 19 - per il fatto che il 13 agosto i pastorelli erano in prigione - e si conclude con il prodigioso miracolo del sole.
Alla luce di questi eventi, vissuti da vicino durante questi giorni, mi sono soffermato su due espressioni pronunciate dalla Madonna: una in occasione della prima apparizione quando Lucia chiede alla Signora: “Di dov’è Lei?” e la Madonna risponde: “Sono del Cielo”. La seconda è l’espressione scelta come tema per il Centenario, ovvero ciò che la Madonna riferì a Lucia quando, saputo che i due fratellini Giacinta e Francesco sarebbero presto andati in Paradiso, preoccupata di rimanere sola, chiese: “Resterò qui da sola?” - “Non ti scoraggiare - le rispose la Madonna -. Io non ti lascerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e il cammino che ti condurrà a Dio”.
Una domanda sorge, di conseguenza: dopo un secolo, si ricorda un evento straordinario che ancora ci parla, che ancora non ha esaurito il suo messaggio di salvezza per il mondo: come mai? La santa Madre di Dio ci parla ancora da questo luogo benedetto per ricordarci la via per la quale si va in Cielo: perché? Cos’è questo Cielo se non Dio, e dov’è che conduce il suo Cuore se non a Dio? La Vergine, nei suoi messaggi, ci parla ancora del Cielo. Anzi, ci ricorda e ricorda al mondo intero, nel 2017, che il Cielo (con lettera maiuscola) ovvero Dio, esiste e che l’umanità convertita, solo in Lui può trovare il bene e la felicità. Quando ti dicono “io sono del Cielo”, - espressione che peraltro ci rimanda a quanto detto da Gesù nel vangelo di Giovanni: “Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 6,38) - la speranza che dimora nell’intimo dell’uomo che vive in questa “valle di lacrime” si riaccende, perché vede la Vita oltre l’orizzonte visibile di questo mondo, e si infuoca quel desiderio di ritrovarci anche noi in quel Cielo con Maria. La Santa Vergine poi ha mostrato chiaramente ai Pastorelli anche l’inferno come possibilità per coloro che non vogliono convertirsi. Ecco allora l’importanza della preghiera e del sacrificio che la Madonna chiese a loro e chiede ancora a tutti i credenti di oggi. È la Madre di Dio a chiedere ai pastorelli la “devozione al Suo Cuore Immacolato che lo stesso Dio ha voluto perché le anime si salvino e abbiano la pace”.
Caro lettore, i giorni di grazia che un pellegrinaggio ti permette sono quella “finestrella” che si apre sul Cielo e che ti fa pregustare le delizie che ci attendono. Bisogna poi che questo ricordo resti ardente nel cuore nella vita di ogni giorno, dove si compie il vero pellegrinaggio, quello della vita, così da trasformare la quotidianità in preghiera e sacrificio per i “poveri peccatori”. Questa era anche l’ardente preghiera che san Domenico rivolgeva a Dio nella sua vita terrena: “Signore, che ne sarà dei peccatori?”, offrendo per essi lacrime e preghiere, come le nostre cronache ci riportano.
Oggi come allora Dio chiede ad anime generose la preghiera e il sacrificio per tanti che non pregano e non compiono sacrifici per Lui. Non rientra forse proprio nei piani divini agire secondo logiche che l’uomo non crede o non riesce a cogliere? Con il Rosario in mano e confidando nei Cuori di Gesù e Maria offriamo a Dio il nostro cuore perché tanti possano condividere la speranza che alberga in noi: vedere Dio e la Madonna insieme a tutti gli angeli e i santi nel Cielo!
Buon pellegrinaggio anche a te!
fr. Francesco Lombardo, O.P.
Convento di S. Maria sopra Minerva, Roma