Paternità ed educazione dei giovani
Il Cardinal Biffi diceva che il “caso” è il travestimento che usa la Provvidenza di Dio per agire nella nostra vita in incognito. Nei primi anni di sacerdozio e fino ad oggi il “caso” ha voluto che mi fossero affidati incarichi, dentro e fuori l’Ordine a cui appartengo, che avevano a che fare tutti in un modo o nell’altro con la formazione dei più giovani.
Prima la responsabilità dell’accompagnamento delle vocazioni, poi quella dei postulanti, contestualmente il ruolo di cappellano presso l’università Lumsa di Roma. In seguito, più recentemente, l’incarico di cappellano dell’Istituto Nazareth di Roma e quello di maestro dei frati studenti. Ovviamente è molto diverso relazionarsi con ragazzi delle medie, delle superiori, universitari ecc. ma in tutte le fasce di età constato come il rendersi disponibili e “prossimi” ai giovani, se fatto con semplicità e autenticità, apre il cuore di molti che a un primo sguardo superficiale possono sembrare “indifferenti”.
Intanto c’è una grande fame di essere ascoltati da parte dei giovani, un ascolto vero, disinteressato, fatto con calma. Purtroppo mi sembra di poter dire che in molte famiglie manca proprio il dialogo tra genitori e figli, direi soprattutto tra padri e figli.
Il sacerdote in quanto tale è una figura paterna (non a caso ci chiamano “padre”) e la paternità sacerdotale si sviluppa piano piano anche con la maturazione umana e spirituale del sacerdote. Sicuramente la possibilità di incontrare tanti giovani, soprattutto nel loro ambiente di studio (scuola, università) mi dà un'occasione speciale di esercitare quella paternità insita nel sacerdozio.Altro capitolo, ma sempre collegato, è quello dell’accompagnamento dei giovani che stanno scoprendo la loro vocazione e dei giovani già frati ma ancora nella formazione iniziale, che a loro volta, tra non molto, saranno chiamati a esercitare il loro ministero e a divenire “padri” di altri. Certo se mi fermo un attimo a pensarci mi rendo conto che la responsabilità educativa è grande, che sono chiamato prima di tutto a dare l’esempio ecc. allora potrebbe subentrare la tentazione dello scoraggiamento e del senso di inadeguatezza, poi però ripenso a quel “caso” provvidenziale che mi ha voluto lì dove sono e mi rinfranco all’idea che il Signore non mi abbandona nel mio cammino e nella misura in cui sarò più vicino a Lui, nostro Padre e unico Maestro di tutti, potrò essere un buon “padre” e “maestro” dei giovani che mi sono affidati.
fr. Simone Tommaso M. Bellomo OP