Sentinella per gli altri
Sabato 6 settembre nella Basilica di S. Maria sopra Minerva in Roma fr. Domenico Sprecacenere, al termine del suo anno di noviziato, ha emesso la propria professione semplice per un triennio. Qui di seguito presentiamo l'omelia che fr. Aldo Tarquini, Priore Provinciale della Provincia Romana di S. Caterina da Siena, ha tenuto per l'occasione.
In essa il Provinciale ha riassunto brevemente quello che sarà il cuore della vita di fr. Domenico, citando le Costituzioni dell'Ordine dei Predicatori, e illuminando il tutto alla luce della Parola di Dio proclamata durante la celebrazione. Ecco il testo dell'omelia:
Caro fra Domenico,
Viviamo ora un momento intenso di grazia e di gioia. Certamente lo vivi tu che sei arrivato a questa tappa, ma anche noi confratelli, parenti e amici che ci stringiamo intorno a te e rendiamo grazie a Dio per il dono della tua vocazione.
Sai bene che con la professione religiosa “veniamo consacrati totalmente a Dio e, in maniera nuova, messi a totale disposizione della Chiesa universale” (LCO 1, III). L’impegno che ti assumi è quello di seguire Cristo, che ti ha chiamato, “in una vita evangelica nell’Ordine Domenicano in modo che la tua consacrazione battesimale raggiunga con maggiore pienezza il suo effetto” (LCO 189, I).
La professione che farai tra poco viene espressa con un gesto molto significativo: metterai le tue mani nelle mie mani, che in questo momento rappresento l’Ordine domenicano. In questo gesto viene sancito come un accordo, un contratto tra te e la nostra comunità provinciale. Tu esprimi la tua volontà di osservare le regole e i voti, e la comunità ti manifesta quella misericordia che hai chiesto poco fa accogliendoti con fraternità e impegnandosi ad accompagnarti con cura.
Da questo momento diventi partecipe della missione degli apostoli e ti impegni a seguirne la vita nella forma concepita da S. Domenico, “vivendo la vita comune con un cuore ed un’anima sola, fedele nell’osservanza dei consigli evangelici, fervoroso nella celebrazione comune della liturgia, specialmente dell’Eucarestia e dell’ufficio divino, e nell’orazione privata, assiduo nello studio, perseverante nell’osservanza regolare”. Sono cose che già hai sentino, che già conosci perché sto citando e parafrasando alcuni brani delle nostre costituzioni. Queste che sono le note caratteristiche della nostra vita “non solo contribuiscono alla gloria di Dio e alla nostra santificazione, ma servono anche direttamente alla salvezza degli uomini, in quanto tutte insieme ci preparano e stimolano alla predicazione, a cui danno, e dalla quale a loro volta ricevono, vigore di vita. Da questi diversi elementi saldamente connessi tra loro, armonicamente contemperati e che in un mutuo rapporto si fecondano a vicenda, è costituita la vita propria dell’Ordine, cioè la vita apostolica nel suo significato integrale, in cui la predicazione e l’insegnamento devono sgorgare dall’abbondanza della contemplazione” (LCO 1, IV).
La Parola di Dio che abbiamo ascoltato nelle letture di oggi ci aiuta a riflettere su questi elementi, soprattutto su due: la vita comune e la necessità della predicazione.
Nel brano del Vangelo Gesù, dopo aver invitato alla correzione fraterna e averne sottolineato la delicatezza dice: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. I membri delle nostre comunità e di tutte le comunità religiose non hanno altro scopo che questo: riunirsi nel nome di Cristo per vivere alla sua presenza, per sperimentare questa presenza. Ed è proprio l’esperienza della presenza di Cristo in mezzo a noi che ci invia e ci rimanda ai fratelli. E l’unico scopo di questa nostra missione verso i fratelli è quello di amarli, perché, come ci ricorda S. Paolo nella seconda lettura, non siamo “debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole… Perché tutto si ricapitola in questa parola: amerai il tuo prossimo come te stesso”. E l’amore suppone la sollecitudine per il destino dei fratelli, per il loro bene e la loro felicità; per questo siamo impegnati a predicare, ad annunciare ai fratelli la buona notizia della misericordia di Dio, ad illuminare le coscienze perché si rinnovino e si convertano in vista della salvezza.
Tu oggi inizi un nuovo percorso che richiede un seria preparazione che ti deve portare ad essere quella sentinella attenta e responsabile di cui parla il profeta Ezechiele, una sentinella che ascolta quello che Dio dice per riferirlo ai fratelli. La sentinella è per gli altri, per il suo popolo, per il quale è chiamata a vigilare con instancabile premura. In questa ottica il testo di Ezechiele e le varie iniziative che Gesù propone per la correzione fraterna, non mirano alla punizione o all’esclusione, ma sono la traduzione pratica del progetto di Dio che vuole ad ogni costo cercare la pecora smarrita e non vuole che uno solo si perda.
Caro fr. Domenico, noi ti accogliamo con gioia nella nostra famiglia domenicana e siamo lieti di condividere con te la sollecitudine per questa missione. Ti assicuriamo la nostra vicinanza e il nostro affetto, e ti affidiamo al Signore e lo preghiamo perché ti conservi fedele e perseverante nel tuo proposito di servirlo nell’Ordine domenicano.