DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

"Vi accogliamo con gioia nella nostra fraternità"

Omelia di fr. Aldo Tarquini O.P., priore provinciale della nostra Provincia, in occasione della professione semplice di due nuovi frati.

Cari fr. Giovanni e fr. Francesco,

Con la professione religiosa che emettete questa sera esprimete la vostra volontà di aderire ad una comunità di persone unite da un unico scopo: quello di annunciare e testimoniare la Parola di Dio. Da questo momento vi impegnate a seguire il progetto di S. Domenico, “vivendo la vita comune con un cuore ed un’anima sola, come recitano le nostre costituzioni.

Per questo è necessaria la pratica dei voti religiosi e un apprendistato serio ed impegnativo. Pertanto, al termine del vostro anno di noviziato, siete ora ammessi a condividere la nostra vita domenicana per un periodo di tre anni. La Parola di Dio che abbiamo ascoltato nelle letture di oggi ci mette di fronte ad uno degli aspetti fondamentali della vostra scelta di questa sera, che è quella di impegnarvi a vivere nella comunione fraterna che si esprime principalmente nella misericordia e nel perdono reciproco.

Poco fa, quando vi ho domandato che cosa chiedete, avete risposto: la misericordia di Dio e la vostra. Ed è da questa misericordia accolta e donata, da questa disponibilità al perdono reciproco che dipende la buona riuscita del vostro progetto di legarvi alla nostra comunità per condividere la nostra missione.

Nessuna convivenza è possibile senza questa disponibilità a farsi carico anche delle miserie altrui, e tanto meno una comunità religiosa come la nostra che si fonda su un modello, quello di S. Domenico, che aveva fatto della misericordia e della compassione il motivo ispiratore della sua vita apostolica.

Il contrasto tra i due quadri della parabola che abbiamo ascoltato dal Vangelo di Matteo ci fa vedere quanto sia degno di biasimo il servo che non perdona dal momento che egli è stato il primo ad essere perdonato. E noi ci troviamo nella stessa posizione di quel servo: in forza del perdono di Dio che abbiamo sperimentato e di cui abbiamo continuamente bisogno, dobbiamo essere disposti a perdonare i nostri fratelli, altrimenti siamo meritevoli dello stesso biasimo di quel servo.

aldo tarquini3fr. Aldo Tarquini, O.P.
priore provinciale
Gesù sta parlando ai suoi discepoli della correzione fraterna e del perdono e Pietro crede di aver capito, per cui gli rivolge la domanda, che poi è anche la nostra domanda: sì, va bene perdonare, ma qual è il limite, fino a che punto dobbiamo essere disposti a perdonare? La risposta di Gesù è inequivocabile: settanta volte sette, cioè sempre. Dall’amore e dal perdono senza limiti di Dio, discende il nostro impegno ad amare e perdonare senza limiti i nostri fratelli.

Questo però sarà possibile se c’è in noi quella capacità di coltivare la memoria e di ricordare, come ci esorta il testo del Siracide: “Ricordati della morte e resta fedele ai comandamenti, ricorda i precetti e non odiare il prossimo, ricorda l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui”.

Ma soprattutto è necessario ricordare, come ci ammonisce Paolo nella seconda lettura, che non viviamo per noi stessi: sia che viviamo, sia che moriamo siamo del Signore. E se questo vale per tutti i credenti ancora di più vale per chi, come voi, decide ora di rinunciare ai suoi progetti e si mette a completo servizio di Dio per annunciare e testimoniare il suo amore misericordioso senza limiti.

Con la vostra professione infatti venite consacrati totalmente a Dio (LCO 1, III). L’impegno che vi assumete è quello di seguire Cristo, che vi ha chiamato, “in una vita evangelica nell’Ordine Domenicano in modo che la vostra consacrazione battesimale raggiunga con maggiore pienezza il suo effetto” (LCO 189, I).

Da questo momento diventate partecipi della missione degli apostoli e vi impegnate a seguirne la vita nella forma concepita da S. Domenico, “fedeli nell’osservanza dei consigli evangelici, fervorosi nella celebrazione comune della liturgia, specialmente dell’Eucarestia e dell’ufficio divino, e nell’orazione privata, assidui nello studio, perseveranti nell’osservanza regolare”. Queste che sono le note caratteristiche della nostra vita “non solo contribuiscono alla gloria di Dio e alla nostra santificazione, ma servono anche direttamente alla salvezza degli uomini, in quanto tutte insieme ci preparano e stimolano alla predicazione, a cui danno, e dalla quale a loro volta ricevono, vigore di vita. Da questi diversi elementi saldamente connessi tra loro, armonicamente contemperati e che in un mutuo rapporto si fecondano a vicenda, è costituita la vita propria dell’Ordine, cioè la vita apostolica nel suo significato integrale, in cui la predicazione e l’insegnamento devono sgorgare dall’abbondanza della contemplazione” (LCO 1, IV).

Ma ricordiamoci che tutto questo sarebbe un apparato inutile e vuoto e la nostra predicazione non avrebbe alcun frutto se non fosse accompagnata dalla testimonianza della nostra vita, che è la nostra prima predicazione, in cui viviamo nell’armonia fraterna, accogliendoci con la misericordia e il perdono reciproco.

Cari fr. Giovanni e fr. Francesco, so che vi siete preparati e siete ben disposti a questo nuovo cammino nella vita domenicana. Vi accogliamo con gioia nella nostra fraternità e preghiamo con voi il Signore perché rafforzi il vostro impegno e vi accompagni in questo discernimento della vostra vocazione.

fr. Aldo Tarquini, O.P.
priore provinciale

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