DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Le ansie di Marta, le nostre ansie

Lc 10, 41-42: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».

 

Gesù è entrato in casa di Marta e Maria mentre è in viaggio. Ha così deciso di ritagliare un piccolo spazio del suo cammino al riposo. In questo momento di minore intensità apostolica, nostro Signore vive la felice presenza di due care e pie donne, Marta e Maria che non hanno finzioni nei suoi confronti e gli mostrano immediatamente tutto il loro amore.

 Maria infatti lo ascolta con tanta attenzione, mentre Marta è intenta nei servizi di casa. A questo punto però Marta, borbotta contro la sorella. Gesù però non le dà ragione. Non perchè, il Signore sia contrario al servizio. È poco credibile che Colui che da Dio si è fatto uomo al servizio del mondo, e ha mostrato che l’amore è servizio al momento della lavanda dei piedi, che ha predicato le opere di misericordia come servizio al più povero, perché nel più povero c’è Lui stesso, adesso si contraddica.

In effetti, il problema non sono i servizi, né le occupazioni quotidiane con il loro carico di responsabilità e pensieri annessi e connessi. Il Signore si sofferma sul come Marta, e quindi su come anche noi, affrontiamo questi servizi. La preoccupazione, l’ansia e l’agitazione sono sentimenti naturali nell’uomo. Ricordo quando ero soccorritore in ambulanza, ci insegnarono che l’ansia e la preoccupazione sono elementi positivi del soccorso all’interno di una situazione critica. Il soccorritore deve avere paura. Perché questi sentimenti aiutano poi nella soluzione della situazione critica, quindi attivano la catena del soccorso.

gabriele scardocci3fr. Gabriele Scardocci, O.P.Ma quando l’ansia, la preoccupazione e l’agitazione prendono il sopravvento, ci bloccano e ci rendono schiavi di loro stesse. Rischiamo fare quegli stessi servizi o quelle occupazioni quotidiane solo per calmare una paura o peggio per ostentare qualcosa di noi stessi, perdendo di vista che il fine di ogni servizio è Dio stesso.

In questo senso allora Gesù non vuole che, liberati dalla schiavitù del peccato, torniamo schiavi di noi stessi o delle situazioni esterne. L’unica cosa di cui veramente allora si ha bisogno, mentre si è al Suo servizio, è la certezza che il Signore è con noi in ogni momento del nostro “fare” c’è sempre Lui che ci accompagna e ci permette di portare a termine ogni opera di carità. Gesù dolce, Gesù Amore.

fr. Gabriele Scardocci, O.P.

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