Maria al cuore dell’estate
Come, sui sentieri di montagna o sulle strade carrozzabili, sono indicati con una segnaletica specifica i siti panoramici o i luoghi di ristoro e di sosta, così, se mi si permette il paragone, il cammino dell’anno liturgico è segnato dalle feste mariane. L’inizio di questo ciclo liturgico mariano possiamo individuarlo nella festa della Natività di Maria (8 settembre) e il suo culmine nelle feste dell’Assunta e di Maria regina del cielo e della terra (15 e 22 agosto).
Le letture della festa della Natività sono emblematiche di come i misteri della vita di Maria di Nazareth siano inseparabili dai misteri della vita di Cristo Gesù, suo figlio. La prima lettura di questa festa, infatti, ci presenta la profezia di Michea: “E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele” (Mic 5, 1ss). E il vangelo della festa ci propone la genealogia e la nascita di Gesù, secondo Matteo (Mt 1, 1-23).
“Così piccola” è Betlemme, ma così piccola è anche Maria, come ella stessa canta nel Magnificat – “ha guardato all’umiltà della sua serva” –, con il quale si concludono il vangelo della festa dell’Assunta (Lc 1, 39-56) e quello della festa di Maria, madre e regina. L’esaltazione di Maria, assunta da Dio presso di sé, e quindi presso il suo Figlio unigenito, e la sua incoronazione come regina del cielo e della terra da parte della santissima Trinità, che tante rappresentazioni iconografiche raffigurano, è nascosta in germe nella “piccolezza” e “umiltà” di Maria, “ancella” fedele all’ascolto della parola di Dio e per questo vergine feconda della Parola (Verbum) fatta carne.
Gesù caratterizza la maternità di sua madre, Maria, proprio nell’ascolto della parola di Dio e nel metterla in pratica: egli associa così la vocazione di sua madre a quella di ciascun credente. Certo, l’ascolto di Maria è speciale e privilegiato, poiché la parola che Dio comunica a lei, “piena di grazia”, ascoltata ed accolta, realizza in lei il mistero dell’incarnazione del Verbo eterno del Padre. Ma Gesù dice anche: “Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8, 21). Maria è dunque, per ogni cristiano, modello dell’ascolto fecondo e unico della Parola di Dio. Parola da cui lasciarsi avvolgere e permeare, per metterla in pratica e renderle testimonianza.
Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine…” (Is 9, 1-6). Il vangelo per le due feste è il medesimo: la visita di Maria alla cugina Elisabetta e il Magnificat. Nella celebrazione liturgica, l’assimilazione delle due feste, dell’Assunta e di Maria regina, è chiaramente indicata dalla scelta delle letture per le due liturgie: “Si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l’arca dell’alleanza. Nel cielo apparve poi un segno prodigioso: una donna vestita di sole … Era incinta … Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni … e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono” (Ap 11-12). A questo brano dell’Apocalisse, proclamato il 15 agosto per l’Assunta, corrisponde perfettamente la profezia di Isaia prevista per la festa di Maria regina: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato:
Appaiono dunque evidenti il legame della vocazione e della missione di Maria con la vocazione e la missione di Gesù, suo figlio. Non è un caso che san Tommaso d’Aquino abbia sviluppato la sua mariologia trattando proprio dei misteri della vita di Cristo e abbia così pienamente inserito la missione di Maria nella missione della Chiesa (vedi la 3a parte della Somma di teologia).
L’umile e sublime preghiera mariana del rosario esprime proprio questa intima unione tra Gesù e Maria nel mistero della salvezza. La ripetizione contemplativa delle prerogative di Maria, “piena di grazia”, “benedetta fra le donne”, “benedetto il frutto del tuo seno, Gesù”, “madre di Dio”, e l’invocazione della sua intercessione “nell’ora della nostra morte”, ci introducono e ci fanno penetrare nei misteri dell’incarnazione, passione, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.
Preghiera contemplativa, il rosario, recitato nella sua interezza o solo in parte, ci associa quotidianamente all’opera redentrice del Cristo, unendo il nostro cuore al suo. La scansione di questa preghiera è come il ritmo dei passi su un sentiero o su una strada: ci permette di avanzare nel cammino e di essere attratti sempre più dalla meta, Gesù, benedetto nei secoli.
fr. Adriano Oliva, O.P.