Il motto di Domenico e dei domenicani: "Veritas". Alcune note estive
E' in me il vivo ricordo dell'aprile 1982, di un incontro di giovani religiosi in formazione. Allora ero postulante domenicano in compagnia dei nostri formatori, nel Cenobio di Camaldoli, facilitatore e promotore il nostro fr. Domenico Abbrescia.
Egli ci animava a ricercare il vero senso della vita domenicana fondandola nella vita, nello spirito e missione del nostro fondatore e invitando ognuno dei partecipanti a scoprire e assumere una o più caratteristiche dell'"essere" san Domenico e domenicani. L'idea, tra la varietà di stimoli di contenuto e di interpretazione, che allora si era presentata nella mia mente fu quella della verità. Di certo quello della "verità" è stato uno dei concetti chiave nella storia del pensiero orientale e occidentale; si tratta di un concetto di grande spessore e contenuto dell’esistenza umana.
Alla famosa e stimolante orazione di Gesù: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32) si può aggiungere che nel processo contro Gesù, il Cristo proclama solennemente a Pilato che Egli è venuto nel mondo per testimoniare la verità e che chi viene della verità ascolta la Sua voce (cfr.Gv 18,37) e, come noto, Pilato immediatamente gli chiede che cosa sia la verità.
La definizione più conosciuta di verità, sostenuta nel camino del pensiero umano antico e medioevale, formulata da San Tommaso d’Aquino è la seguente: "adaequatio intellectus et rei "(De veritate q. 21, a.1) puà essere formulata come identificazione e assunzione (adaequatio deriva da aequalis, uguale, identico), sia pure soltanto intenzionale, dell'intelletto e della cosa. Nel percorso noetico e interpretativo sempre Tommaso afferma che il bene è una specie di verità, ma la verità è una specie di bene (Summa theologiae, I, 82, 3, ad 1).
Troviamo ovviamente descrizioni, idee ed ed emozioni meno classiche che si riferiscono alla importanza del senso e della ricerca della Verità: la verità è uno sforzo per trovare la verità stessa, e la la verità più genuina generalmente si raggiunge come orizzonte ultimo e definitivo; si vuole, si desidera, si ricerca, si assume la Verità e anche si interpreta. Il nostro grande confratello fr. Albert Nolan dice che è necessario imparare a vivere in continua ricerca senza avere certezza completa della realtà. La verità diviene quindi anche un premio che viene dato alla fine di un camino; è intrinseca all'aspetto ontologico e così si porge altresì come maestra di umanità e di solidità della coscienza: "quando si vive nella verità [...] uno è invincibile" (cfr. Tommaso d’Aquino, Expositio in Job, 13,3).
Sempre l'Aquinate ci ricorda poi che la strada verso la verità è ardua e difficile; che comporta sacrificio, rinunce, desiderio di imparare di studiare (studere: sforzarsi, mettere tutto l’impegno). La verità è quindi un ideale non solo importante, ma sublime, sebbene possa essere percepita come quasi irraggiungibile e, per questo, alcuni preferiscono vivere senza di essa o, al massimo, ai suoi "margini". La verità stessa, tuttavia, si impone da se stessa, non è soggetto di coercizione.
La storia dell’Ordine dei predicatori consiste in un camminare alla ricerca della Verità che poi viene celebrata e amata: questo è il motto assunto dalla nostra famiglia. Il motto "Veritas", lungi da avere un significato esclusivamente intellettuale e dottrinale, ci orienta a una interpretazione viva ed esistenziale della dell'ideale della verità: essere vero, servire la verità, cercare la Verità, come ispirazione contemplativa e dialogo con tutti quelli che la cercano. Avere, quindi, come motto Veritas significa tenere come fine irrinunciabile la ricerca permanente della stessa Verità per poi condividerla, porgerla a ogni tipo di umanità.
Qui potrebbe sorgere una legittima domanda: e la Veritas che cosa è? Quindi, che cosa predichiamo e cosa condividiamo con l'umanità?
Sant'Agostino risolvendo l’anagramma della domanda di Pilato a Gesù ("Quid est Veritas?") con la frase "est vir qui adest", ci rivela che la risposta era implicita nella domanda e che la Veritas stessa è il Signore Gesù. Con ciò possiamo affermare che l’oggetto principale della predicazione è annunciare la Verità di un Dio, consiste nell'aiutare gli altri a sperimentare quello sguardo di amore salvifico che ha Dio per ogni persona e per tutto il creato.
La storia della presenza e della predicazione domenicana è costellata di personaggi santi, originali, e di eventi, di idee, filosofie, visioni e interpretazioni, iniziative, cammini nel campo dell’arte, della poesia, della letteratura, della musica, del diritto che hanno concretizzato - predicandolo e vivendolo - il motto Veritas.
La nostra spiritualità è quindi una via, un cammino bello, gioioso e amplio che propone nelle nostre multiformi esperienze di vita e di apostolato la Caritas Veritatis (motto del Beato Giacinto Maria Cormier, 1832-1916, 76º Maestro dell’Ordine): amore, passione per la verità, studio, sacrificio, impegno serio e profondo; così come l’esercizio della Carità della Verità, il servizio della Verità, servizio per la causa della verità.
Rallegriamoci per la nostra storia di personaggi, idee ed eventi che predicando e vivendo la Veritas sono stati forieri di Libertà e Felicità così da rendere possibile e attuale anche per noi domenicani del XXI secolo quelle belle ed emotive parole di Gesù: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv 8,32).
fr. Giorgio Pittalis, O.P.