Non esiste riga storta per Dio
Ez 37,21-28 Ger 31,10-13 Gv 11,45-56
Gesù ha appena operato la risurrezione di Lazzaro e molti di quelli che hanno visto questo segno credono in lui. Anche i capi dei sacerdoti e i farisei si rendono conto che tutti crederanno in lui se si dovesse lasciare a Gesù la libertà di compiere altri segni. Ecco, allora, che decidono di ucciderlo.
Essi sono talmente convinti di “possedere” la verità e di essere pienamente nel giusto da non curarsi minimamente dei segni che Gesù opera se non per valutarne il possibile impatto sull’ordine sociale stabilito. I segni di Gesù non costituiscono per loro motivo di riflessione sulla propria fede, ma soltanto di preoccupazione per la possibilità di ritrovarsi in una situazione di conflitto e di probabile perdita dei propri privilegi: interverranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione.
Migliore, allora, come indica Caifa, che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!
Fin qui la riga storta! La scrittura di Dio, la Provvidenza, è però diritta: quella indicazione, Caifa non la disse da se stesso, ma (…) profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.
Nulla sfugge alla provvidenza! Anche gli eventi peggiori, le azioni più ingiuste, hanno tutte un loro preciso posto nel piano di Dio. L’unica cosa per noi importante è stare veramente dalla parte del Signore. Infatti, san Paolo scrive che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio (Rm 8,28) e, già nell’Antico Testamento, così Giuseppe parla ai fratelli che lo hanno venduto come schiavo: Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. (…) Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio (Gen 45,5.8).
fr. Maurizio Pantoli
Casa S. Maria del Rosario in Prati, Roma