Parola e libertà
Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Cant. Dn 3,52-56; Gv 8,31-42
Le narrazioni di queste ultime tre domeniche (l'incontro con la donna samaritana, con il nato cieco, con Lazzaro - "liberatelo e lasciatelo andare") - lasciano ancora un'eco della constatazione fondamentale che ritorna anche nella liturgia della Parola di oggi: la Parola che è Gesù e le sue parole sono portatrici di liberazione e generano percorsi di libertà.
Parole pronunciate e accompagnate da gesti che parlano di uno stile vissuto nello spazio del servizio agli altri. Esse non legano e non generano schiavitù. Oltre ad essere parole di apertura, quelle di Gesù orientano verso cammini che approdano nel profondo della vita delle donne e degli uomini che riscoprono le radici della propria libertà affrancata da blocchi politici, sociali, culturali, purtroppo finanche religiosi... Parole capaci di ricreare un tessuto di relazioni vissute e orientate verso la verità di se stessi.
Ci si può interrogare allora sulle nostre parole pronunciate. Sono anch'esse orientate al servizio degli altri? Sono parole di apertura e capaci di restituire alle persone un respiro di liberazione? Sono le nostre parole segno di una libertà interiore? O quanto esse restano ancora segnate da sudditanza con teologie retoriche o inadeguate a generare reali percorsi di libertà? Le parole sono importanti...
Mi permetto di indicare un suggerimento discografico ed uno bibliografico:
Roberto Vecchioni, Il libraio di Selinunte e C. Duquoc, Gesù uomo libero, Queriniana 2007.
fr. Massimiliano D'Alessandro
Convento S. Domenico di Fiesole