L'ospedale dell'anima
Ez 47, 1 – 9.12; Sal 45; Gv 5, 1 – 16
La narrazione evangelica giovannea oggi ci introduce in un ambiente impregnato di sofferenza. Troviamo infatti zoppi, infermi, ciechi e invalidi. È un ambiente oggi, che mi fa venire in mente una corsia di un ospedale. Ma a Betseda c’è anche un infermo da trentotto anni - dunque indigente da quasi una intera vita - che nessuno aiuta. È Gesù a farsi avanti e a offrire il suo aiuto. L’infermo risponde quel si disperato inconsapevolmente.
Gesù lo risana, poi, successivamente gli raccomanda di non peccare più. Qual è il legame fra peccato e malattia? Il peccato è una malattia dell’anima, mentre l’infermità è un ammalarsi del corpo. Ma ammalarsi nell’anima significa mancare del Bene Supremo che è Dio. Gesù dunque nei confronti dell’infermo dona la Salus di Dio, che possiamo tradurre con salute e salvezza allo stesso tempo.
Ogni guarigione vera conduce ad una salvezza in cui il Medico è Gesù che agisce nei suoi sacerdoti anche oggi. Dunque l’Ospedale dell’anima è il confessionale dove il confessore ha il grande potere di risanare e ridonare una nuova vita in Dio. Il sacramento della guarigione che otteniamo nella confessione è la prima salute che dovremmo cercare, non perché la salute corporea sia da trascurare, ma perché è l’anima salvata e risanata che può testimoniare la Presenza dell’Amore di Dio con la sua vita e dare speranza al mondo.
Gesù dolce, Gesù amore,
fr. Gabriele Giordano M. Scardocci
studente nel Convento patriarcale di San Domenico, Bologna