In questo risiede tutta la speranza dei santi
Lv 19,1-2.11-18; Sal 18; Mt 25,31-46
Dinanzi a questo vangelo posso decidermi per un giudizio di esclusione o inclusione. L’esclusione è la via più semplice e sbrigativa ma è davvero quella più evangelica? L’inclusione è più complessa ma dice la fatica del vivere il cristianesimo in questa vita con lo spessore di chi è davvero adulto nella fede. Ma in che modo è possibile realizzare il contenuto di un giudizio di inclusione? Il seguente passo di letteratura tratto dai Fratelli Karamazov di F.M. Dostoevskij può costituire, a proposito, un’utile suggestione: «Ricordati soprattutto che non puoi essere giudice di nessuno. Giacché non può esistere sulla terra giudice di un criminale se quello stesso giudice prima non abbia compreso che egli è un criminale al pari di quell'uomo che gli sta di fronte e che egli stesso è colpevole, forse, più di chiunque altro di quel crimine. Solo quando avrà compreso questo, un uomo potrà diventare giudice. Per quanto possa sembrare assurda, questa è la verità. Giacché se io fossi stato giusto, forse, quel criminale che ora sta di fronte a me, non sarebbe stato tale. Se riuscirai ad assumere su di te il delitto del criminale che ti sta di fronte e che viene giudicato dal tuo cuore, fallo subito e soffri tu stesso al posto suo, e lascialo andare senza alcun rimprovero. […] Credete a questo, credeteci fermamente, giacché in questo risiedono tutta la speranza e la fede dei santi».
fr. Massimiliano d’Alessandro,
Convento san Domenico di Fiesole