Il digiuno, i digiuni
Is. 58, 1-9° Sal 50 Mt 9,14-15
Il tema del digiuno già presente nella liturgia del mercoledì delle Ceneri ci viene riproposto nelle letture di oggi. Ad un popolo che ha solo pretese verso Dio il profeta rinfaccia i suoi peccati ed una religiosità puramente esteriore, tanto che gli stessi “atti religiosi” sono una opportunità per soddisfare la propria ingordigia e per creare maggiore ingiustizia. Modalità del vivere il digiuno del tutto contraria a quella gradita a Dio: rompere le catene di oppressione, creare ponti di fraternità e di condivisione, sciogliere i legami col peccato. Il digiuno più che essere fatto di gesti esteriori deve spingerci a cambiare il nostro cuore: renderlo capace di andare oltre se stessi e cogliere i bisogni, le necessità, le attese di chi ci cammina vicino. Farsi prossimi agli uomini e alle donne del nostro tempo con libertà e generosità, come il “buon samaritano” del vangelo. Ha un senso il digiuno nella società di oggi? Constatiamo che molti ricorrono al digiuno per motivi estetici, di bellezza e di apparenza. Altri più comprensibilmente per ragioni di salute. I cristiani, richiamandosi alla Parola di Dio col digiuno vogliono testimoniare la loro libertà dalle cose: sentirsi signori e non schiavi dei beni terreni. E ancora di più vogliono testimoniare la carità fraterna, la solidarietà ai più poveri e ai bisognosi che anche nella nostra società opulenta bussano con insistenza alle porte delle nostre case e del nostro cuore.
fr. Daniele Cara
Convento di S. Maria Novella, Firenze