Pio del Corona e l'imitazione dei Santi
Nel 1899, Mons. Del Corona, si recò a Santa Maria sopra Minerva (Roma) che era in festa per il novello Beato, Pietro da Tarantasia, il primo papa Domenicano, che portò il nome di Innocenzo V; ed anche questa volta ricordò la benedetta pianta del suo santo istituto che serba le impronte di un Ordine Cherubico ed Eucaristico, a lui impresse da San Domenico e da San Tommaso D’Aquino, facendo voti che la sacra falange guerreggiasse come nei giorni antichi.
Un altro inno di gloria, anch’esso sotto le volte della Minerva, risuonò nell’anno santo 1900, per il novello Beato, Raimondo da Capua; e il Del Corona fu lietissimo di celebrare in lui il grandissimo religioso, le cui gesta si intrecciarono a quelle di Santa Caterina da Siena che a lui rivelò ogni segreto dell’anima sua. Erasi appunto alla vigilia della festa della gran santa; le cui ossa certo avranno esultato in quel solenne momento. E ben mostrò il Del Corona come dall’opera provvidenziale e veramente sovrumana di Caterina in beneficio della Chiesa non poteva disgiungersi quella del Beato Raimondo. “Raimondo e Caterina - egli disse - porsero l’omero sotto l’arca del Pontificato Romano e la sostennero finché la ebbero collocata da capo in Roma, sul primo altare del mondo”.
Mons. Pio Alberto fu anche a Siena nel 1900 per predicare nuovamente sul Beato Raimondo da Capua. Padre spirituale confessore e biografo della santa senese ha contribuito fortemente a diffonderne il culto. Il titolo di Beato, tributatogli ab immemorabili (da sempre), è stato confermato nel 1899 da Papa Leone XIII. Un altro viaggio a Siena lo fece nel 1901 per tenervi tre magnifici discorsi per la consacrazione della nuova Chiesa delle Sorelle dei Poveri di S. Caterina da Siena. Fra le tante persone che hanno beneficiato della direzione spirituale di Mons. Pio Alberto spicca la beata senese, Madre Savina Petrilli (1851–1923).
Probabilmente il loro primo incontro risale al 1880 quando Mons. Pio Alberto visita l’istituto aperto dalla Madre Savina a Siena; dall’anno successivo la Suora affida la sua anima al Vescovo domenicano, che la chiamava sua seconda figlia spirituale. Quattro volumi di lettere indirizzate alla Madre Savina, raccolte e conservate dalle sue suore, testimoniano la durata del rapporto, sino alla morte del Vescovo e l’alta sapienza con cui Mons. Del Corona guidava le anime più generose e avanzate nelle vie dello spirito. Le Sorelle dei Poveri, che nella casa madre di Siena eran potute riuscire ad impiantare una piccola, ma buona tipografia, non solo ottennero che favorisse sempre il periodico: “La voce della Carità” da loro fondato facendosene collaboratore, ma ebbero da lui eccitamenti perché si accingessero alla stampa della vita di Santa Caterina scritta dalla Domenicana inglese suor Teodosia Drane, e tradotta in italiano da una delle figlie più amate da Mons. Del Corona, la contessina Giorgina Finocchietti, e le Lettere della Santa senese.
Mons. Pio Alberto imita i Santi che si sono distinti nell’utilizzare uno stile figurato, prendendo in prestito, mutuando le metafore dall’ambiente in cui vivevano, per meglio attirare, persuadere e trascinare le anime. Santa Caterina da Siena, la dolce Santa Caterina, che vive e agisce in mezzo a fazioni armate e a sollevazioni frequenti contro la Santa Sede, ama parlare di cavalieri coraggiosi, di spade, di scudi, di onore ecc. Mons. Pio Alberto chiama infatti la Santa senese: “Vergine Cherubica dai tre amori: il Crocifisso, l’Eucarestia, la Chiesa”.
fr. Alfredo Scarciglia, O.P.