Il Dottore d'Aquino e la Minerva
Come tutti sanno, durante il suo soggiorno a Roma, dal 1265 al 1268, San Tommaso risiedette a Santa Sabina ed è solo nel 1275, anno successivo alla sua morte, che i frati entrarono in possesso della Minerva e iniziarono i lavori di costruzione dell’attuale chiesa e del convento.
Se, verosimilmente, san Tommaso non ha mai messo piede alla Minerva e, tanto meno, vi ha mai predicato, egli vi è tuttavia di casa perché qui, più che altrove forse, lo studio del suo pensiero vi è stato coltivato.
Già nel 1288, l’insegnamento della teologia fu spostato da Santa Sabina alla Minerva e, nel 1426, lo studium minervitano divenne studium generale, poi trasformato, il 3 novembre 1575, dal vescovo di Cusco Juan Solano, in Collegium S. Thomae. Oltre agli studenti della Provincia Romana, avrebbe accolto studenti domenicani dell’America spagnola e anche di altre provincie. Il Collegium si aprì anche a non domenicani (vi studiò, p. es., Gioacchino Pecci) e qui ovviamente, vi si insegnava la dottrina di san Tommaso.
Questo Collegium, anche dopo le spogliazioni, continuò a funzionare, trovando prima rifugio al Seminario francese, poi in altri luoghi di Roma, finché, nel 1904, esso fu ritirato alla Provincia Romana, per diventare Studium generalissimum (cioè per tutto l’Ordine) e, decorato del titolo di « pontificio », s’insediò nell’enorme palazzo edificato dal maestro generale beato Giacinto Cormier a San Vitale; passò, nel 1932, ai Santi Domenico e Sisto, dove è tuttora, e, sotto san Giovanni XXIII, nel 1963, divenne la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino.
Aperta al pubblico, [nella Biblioteca Casanatense] ci dovevano essere due cattedre per l’insegnamento della teologia di san Tommaso, cattedre affidate a due insigni teologi che spieghino « il puro testo di S. Tomaso a’ i Studenti, tanto Regolari, come Secolari »
Altra istituzione minervitana in cui regnava San Tommaso fu la Biblioteca Casanatense. Il 3 marzo 1700 moriva il cardinale Girolamo Casanate, dal 1673 Cardinale Inquisitore e, inoltre, dal 1693 Bibliotecario di S. Romana Chiesa. Con precise disposizioni testamentarie, lasciava la sua imponente biblioteca privata al Convento della Minerva – biblioteca che, secondo il contemporaneo P. Labat, « all’eccezione dei manoscritti, superava di molto quella del Vaticano ». Aperta al pubblico, in essa ci dovevano essere due cattedre (una matutina e una vespertina) per l’insegnamento della teologia di san Tommaso, cattedre affidate a due insigni teologi che spieghino « il puro testo di S. Tomaso a’ i Studenti, tanto Regolari, come Secolari », ispirandosi a « qualche Commentatore della [...] Somma, che più strettamente sia attaccato alla lettera, et alla pura dottrina del Santo Dottore ». Inoltre, vi sarebbe pure stato, presso la biblioteca,
un Collegio di sei Teologi di differenti Nazioni Professori di lo Ordine di S. Domenico, quali debbano applicarsi solamente al servizio di Dio nella difesa della sana dottrina, secondo verrà loro ingiunto dal Sommo Pontefice, e da altre sacre, e supreme Congregazioni, e secondo le urgenze della Chiesa universale [...].
Ma, oltre a questi teologi casanatensi, numerosi dottori, seguaci di san Tommaso, hanno illustrato, in un modo o nell’altro, la Minerva. Mi limiterò a ricordarne due che sono sepolti nella nostra basilica: il cardinale Juan de Torquemada († 1468), uno dei fondatori dell’ecclesiologia con la sua celebre Summa de Ecclesia, e il cardinale Tommaso de Vio Gaetano († 1534), il quale visse in questo convento dal 1501 al 1517, prima come procuratore generale dell’Ordine, poi, dal 1508, come maestro generale. Ma, fra i discepoli di san Tommaso che illustrarono la Minerva, potrei anche, per tempi più recenti, menzionare i cardinali Tommaso Zigliara († 1893) e Raffaele Pierotti († 1905).
Tommaso Maria Zigliara fu creato cardinale per dirigere l’edizione Leonina, che ebbe proprio alla Minerva, dove risiedeva il Maestro generale, la prima sede, dalla sua fondazione, 15 ottobre 1879, fino a dicembre 1882, quando fu trasferita dal papa nel palazzo di fronte, l’Accademia pontificia dei Nobili ecclesiastici.
Infine, San Tommaso è pure presente alla Minerva attraverso le opere d’arte che lo celebrano ed, in particolare, ovviamente, i meravigliosi affreschi di Filippino Lippi ed è, in qualche modo, anche corporalmente presente con una sua reliquia insigne (un osso del braccio), di cui, all’occasione di questo colloquio, abbiamo voluto fare una ostensione straordinaria nella cappella a lui dedicata, ricordando anche come, dai tempi del cardinale Oliviero Carafa († 1511), protettore dell’Ordine ed edificatore di questa cappella, fino al 1967, la festa di San Tommaso era ogni anno solennemente celebrata alla Minerva con una cappella cardinalizia e, nei tempi più recenti, anche con la partecipazione degli alunni di tutte le Università Pontificie e Atenei Pontifici romani, celebrazione che fu l’occasione per la declamazione di encomia S. Thomae, studiati ed editi, per il secolo xv, da P. Luciano Cinelli O.P., e celebrazione che aveva termine con una processione alla cappella Carafa.
fr. Daniel Ols, O.P.
Estratto del discorso di benvenuto tenuto da fr. Daniel Ols, priore del convento di S. Maria sopra Minerva, in occasione del convegno per la presentazione dell’edizione leonina dei Sermones di san Tommaso d’Aquino (Minerva, 20 marzo 2015)