Marcia per la Vita: finché c'è vita, c'è speranza!
Ogni vita è un dono. Ogni vita è una possibilità, anche quando agli occhi di alcuni essa non può essere definita "degna" o "umana". I nostri vecchi dicevano che "finchè c'è vita c'è speranza".
Lo sapevano bene i ciechi di Gerico, che sono stati guariti quando forse ormai ritenevano di non poter godere delle bellezze del mondo. Lo sapevano – e lo sanno – bene tutti coloro che sono stati guariti nel corpo o nello spirito da Colui che dello Spirito è datore.
"Non uccidere", disse il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. E questa parola, "non uccidere", non è una castrazione dell'uomo, delle sue potenzialità, ma la sua vera fonte di libertà. Libertà, infatti, non significa semplicemente - e forse banalmente – fare ciò che si vuole, perchè se così fosse avremmo una società che distruggerebbe sé stessa in nome della libertà.
La vera libertà, invece, consiste nell'agire in modo da potersi definire e sentire veramente liberi, veramente uomini: fidandosi cioè delle norme che Dio stesso ci ha regalato.
A tutti gli uomini, ma specialmente a noi cristiani, il Padre ci chiede di fidarci di lui, di ascoltare la sua voce che da millenni risuona sulla terra: “Non uccidere”. Questo precetto non è soltanto un qualcosa per “uomini pii”, o tutt'al più per “persone devote” (parole, queste, che tante volte sentiamo dire in tono dispregiativo di tanti cristiani!). È per tutti gli uomini, è inscritto nel cuore di ogni uomo, nella sua natura, nel suo stesso “essere uomo”. È, per utilizzare dei termini in apparenza più complicati, una legge morale naturale, cioè una norma conforme alle esigenze della natura umana. A riprova di ciò vediamo come spesso coloro che commettono un omicidio o si costituiscono oppure, ahimè, compiono gesti sconsiderati, credendosi imperdonabili. E mi si vorrebbe dire che la vera libertà starebbe nel fare ogni cosa, anche uccidere ed uccidersi? No, non ci credo, non ci sto, perché so che tutto ciò è e sarà sempre falso, dal momento che l'uomo è sempre lo stesso: non può cambiare. Potrebbe un sasso diventare un pesce? Ma neanche per sogno! Così è per l'uomo.
È per tutto questo che il 10 Maggio 2015, a Roma, si terrà la quinta Marcia per la vita. Si marcerà per riaffermare a coloro che fanno finta di non sentire (o che forse non vogliono sentire...) che la vita è sempre un dono, è sempre un'opportunità, anche quando le cose sembrano andar male, malissimo; si marcerà per dire con forza che la vita è un qualcosa di inviolabile in ogni sua fase, dal concepimento alla morte naturale, supremo momento in cui finalmente potremo vedere Dio, come dice San Paolo, “faccia a faccia”.
E questa parola, "non uccidere", non è una castrazione dell'uomo, delle sue potenzialità, ma la sua vera fonte di libertà.
Papa Francesco, nella sua Esortazione apostolica, ha scritto che “tra [i] deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo." (Evangelii gaudium, n. 213). S. Giovanni Paolo II, in una sua omelia a Washington, disse che "reagiremo ogni volta che la vita umana è minacciata. Quando il carattere sacro della vita prima della nascita viene attaccato, noi reagiremo per proclamare che nessuno ha il diritto di distruggere la vita prima della nascita. Quando si parla di un bambino come un peso o lo si considera come mezzo per soddisfare un bisogno emozionale, noi interverremo per insistere che ogni bambino è dono unico e irripetibile di Dio" (Washington, Capitol Mall, 7 ottobre 1979).
Seguiamo con coraggio l'invito rivoltoci da questi due grandi successori di Pietro, difendendo la vita umana contro una "cultura della morte" che tenta di illudere l'uomo che la vita non ha valore, che la vita è solo un "attimo" che va sfruttato e del quale possiamo farne quel che vogliamo.
A tutti costoro diremo che la vita umana è un dono. Non si restituisce un dono, non fosse altro per non dare dispiacere a Colui che ce l'ha regalato.
Schieriamoci quindi tutti a favore della vita, per dire ai nostri uomini politici, come anche ai nostri amici e conoscenti, che con la vita non si scherza, domandando l'abrogazione di leggi omicide che legalizzano l'aborto, dimostrando inoltre la nostra contrarietà ad ogni normativa eutanasica, perché, per riprendere infine quanto dicevano i nostri anziani,"finché c'è vita, c'è speranza".
fr. Fabrizio P. M. Cambi, O.P.