DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Trasfigurazione: un'altra Pasqua dell'Estate

Il 6 agosto, nel cuore dell’estate, quaranta giorni prima della festa della Santa Croce e nella seconda domenica di Quaresima, la Chiesa ci propone il racconto della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo. Ci presenta due monti, il Tabor e il Golgota, che non possono essere separati: come Gesù anche noi arriveremo al Tabor (Trasfigurazione) solo passando attraverso il cammino della croce, (Golgota) della morte a noi stessi, al nostro egoismo.

Nella Chiesa Orientale la festa della Trasfigurazione e quella dell’Assunzione di Maria (il 15 agosto) sono dette: “Pasqua dell’estate”. La festa dell’Ascensione celebra l’esperienza dei tre discepoli che, saliti sul Tabor, hanno visto Gesù nello splendore della gloria, lo stesso splendore con il quale Maria è stata assunta in cielo.

Nel racconto della Trasfigurazione secondo il Vangelo di Matteo leggiamo che il volto e le vesti di Gesù divennero splendenti: questo episodio ci fa pensare al Giardino dell’Eden, nel quale i nostri progenitori, prima del peccato originale, non si preoccupavano di essere nudi, perché erano rivestiti dell’Amore di Dio. Secondo un racconto dei Padri della Chiesa il Paradiso Terrestre confinava con la Gloria di Dio e Adamo ed Eva, se non avessero disubbidito, sarebbero entrati direttamente in Dio al termine del cammino della vita. Entrambi erano vestiti di un abito splendente di innocenza e di immortalità. Nella trasfigurazione Gesù si è manifestato rivestito di quell'abito di gloria che l'umanità ha perso col peccato originale. Secondo un Midrash la vita terrena è il tempo che ci è dato per riconquistare l’essere “a somiglianza di Dio” perduto nel peccato.

San Tommaso d’Aquino scrive che l’aspetto di Gesù sarebbe sempre stato raggiante, come nel momento della Trasfigurazione, se non fosse intervenuto un miracolo costante ad impedirlo (Somma teologica parte III questione 45), per permettere agli uomini di poterlo incontrare.

Pietro, Giacomo e Giovanni, i discepoli a cui Gesù aveva permesso di rimanere con Lui mentre ridava la vita ad una fanciulla, poterono contemplare lo splendore glorioso di Cristo per divenire capaci di affrontare le tenebre della sofferenza e della morte, che Gesù incontrò nel Getsemani.
La presenza di Elia e Mosè (entrambi avevano incontrato Dio su una montagna) testimonia il legame di Gesù con i profeti e la Legge.

Matteo ci ricorda che “Venne una voce: ascoltatelo”. Gesù è la Voce del Padre che per noi si è fatto carne e ha assunto la natura umana per mostrarci il volto di Amore del Padre. Nella Trasfigurazione il Padre si fa presente, per poi scomparire dietro la parola di suo Figlio: “Ascoltate Lui”.

Pietro proponendo di “fare delle tende” vorrebbe cioè rimanere nella visione di Dio, ma è invitato a scendere per annunciare a tutti ciò che ha veduto.

Nella Seconda lettura che abbiamo ascoltato testimonia di aver accolto l’invito di Gesù: Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul Santo Monte. In Gesù si è compiuta la profezia di Daniele (Prima Lettura): a Lui “furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto”. Ascoltando l’invito del Salmo anche noi gioiamo insieme con Lui.

 

Sr. Elena Zanardi op

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