Un mistero misterioso. Pensieri sparsi sul segreto trinitario.
Es 34, 4-6. 8-9; PS. Dn 3; 2 Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18.
Oggi celebriamo e festeggiamo insieme un mistero grande. L’unità e trinità di Dio: tre persone, Padre, Figlio e Spirito Santo che condividono la stessa sostanza e natura di Dio. Tre persone distinite ma un unico Dio. E perciò in ogni persona trinitaria c’è anche l’altra, tanto che Gesù dice “Chi vede me, vede il Padre”. La permanenza di una persona nell’altra si chiama circuminsessione o pericoresis.
Aiuto quanto è difficile!
Lo ammetto francamente. È difficile se non impossibile provare anche solo ad immaginare questo rapporto d’amore e di verità fra le tre persone divine. Un mistero misterioso si diceva qualche anno fa in un noto programma televisivo con Carlo Lucarelli, Blu Notte. È un mistero misterioso nel senso che la Trinità è mistero tremendo ed affascinante, ad un tempo lontano e ad un tempo vicino. È anche uno dei due grandi misteri della fede cattolica, il nucleo essenziale di tutto il nostro credere.
Gesù spesso ci parla del Padre nel Vangelo – pensiamo alla preghiera del Pater in cui lo prega in modo chiaro – e ha inviato lo Spirito Santo dopo la sua Ascensione, nella Pentecoste. Entrambi sono inviati dall’Eterno Padre per tutti noi perché il grande segreto dell’amore trinitario si apra anche all’uomo.
Gesù stesso esplicita tutto questo quando dice:
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Di questo misterioso disegno d’Amore trinitario che è nel Padre, sappiamo dunque che il Figlio viene mandato per salvare il mondo, dopo il peccato. È l’Amore che spinge il Padre e lo Spirito ad incarnare il Figlio nella prima missione visibile del Verbo. Salvare il mondo è dunque farci entrare nell’amore della Trinità: farci entrare nella prospettiva della carità, di Gesù che è colui che ci ha amato sino alla fine. Dove tutti siamo chiamati ad amare di carità fino alla fine, per provare a rendere il mondo più bello. E anche più cattolico o universale dirsi voglia.
Quando si ama, a seconda delle situazioni si fa comunione.
Lo leggiamo quando San Paolo scrive ai Corinzi:
La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
Lo Spirito Santo Amore, insieme alle altre due persone divine che abbiamo ricevuto, è colui che ancora oggi ci guida a ricevere la grazia, l’amore e la comunione trinitaria.
Così è inviato dal Padre e dal Figlio nella seconda missione visibile, la Pentecoste, perché tutti quanti in Lui possiamo diventare persone effuse dall’amore del Figlio che fanno Comunione con il prossimo e con Dio.
Non esiste infatti un amore verso Dio che sia divisivo e che isoli dal prossimo. Sarebbe solo un idolo dell’amore, un egoismo presentato come un donarsi agli altri. Ecco che allora lo Spirito Santo continua a soffiare nelle nostre vite perché siamo credenti aperti alla comunione con l’altro, perché anche l’altro è un dono di Dio, al di là dei suoi pregi e difetti o se anche ci sta poco simpatico.
Lo Spirito ci aiuta ad andare oltre a farci capire che cosa vuole dirci tutta la nostra Trinità ogni volta che ci fa incontrare un altro cristiano come noi.
Concludo con un augurio per tutti.
Che tutti noi entriamo nella circuminsessione trinitaria. Siamo avvolti dal velo del segreto trinitario. Possiamo far nostre così le parole di Sant’ Elisabetta della Trinità:
O miei ‘Tre', mio Tutto, Beatitudine mia, Solitudine infinita, Immensità nella quale mi perdo, io mi abbandono a voi come una preda. Seppellitevi in me perché io mi seppellisca in voi, in attesa di venire a contemplare nella vostra Luce l'abisso delle vostre grandezze1
Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP
1
Elisabetta della Trinità, Scritti spirituali di Elisabetta della Trinità Brescia 1961, 73s.