Votati alla missione
Nella società dell’ “oggi”, quando la nostra parola probabilmente non ha più il peso che aveva tempo addietro, dove non si osa più impegnarsi per tutta la vita, con la paura di non sapere dove le nostre promesse potrebbero condurci nel futuro, come possiamo noi religiosi pronunciare i nostri voti, il SI per tutta la vita?
Solo grazie alla promessa di Dio noi riusciamo a restituire alla “Parola data” il suo giusto valore, e solo quindi grazie al Suo esempio che noi possiamo promettere in un solo istante il dono totale di noi stessi, dono che richiede di essere vissuto successivamente per tutta la vita.
È sempre e solo da Gesù che possiamo comprendere anche il vero senso della libertà, libertà in questo caso di donarci all’ordine , in un tempo in cui questo stesso termine viene troppo facilmente confuso ed interscambiato con “libertinaggio”, e così facendo, senza nemmeno che ce se ne renda conto, ci troviamo ad essere schiavi ed in un modo talmente tanto subdolo da non accorgercene minimamente.
Questo concetto di “libertinaggio”, camuffato da quello di “libertà”, viene troppo spesso, azzarderei quasi sempre messo in contrapposizione col voto di obbedienza che il nostro ordine prevede. Ma come in realtà questo nostro voto si esprime o almeno dovrebbe esprimersi nel nostro ordine? Evidentemente nell’ascolto dei fratelli, nella sollecitudine agli altri, sollecitudine favorita da nostro stile di vita.
Il luogo dove noi siamo maggiormente chiamati ad ascoltare i confratelli è il capitolo, è lì che si cerca di giungere all’unità di mente e di cuori nella ricerca del bene comune, ed è esattamente a questo punto che l’obbedienza diviene perfetta.
Insieme all’obbedienza, in maniera praticamente inscindibile l’un dall’altro, noi facciamo anche voto di povertà, voto del quale è difficile parlare, in quanto condizionato da vari fattori, ma premesso ciò è importante sottolineare che anche questo secondo voto è per noi mezzo per raggiungere la libertà. Per seguire Cristo, siamo chiamati non solo a rinunciare alle nostre ricchezze, ma a spogliarci letteralmente di noi stessi, abbandonando i nostri affetti e i nostri bisogni,tornando ad essere in qualche modo “vergini”, come Dio stesso ci ha creato.
Attraverso questa povertà scelta, riusciamo a farci vicini a chi la povertà, di qualsiasi forma essa si tratti, la subisce, facciamo sì che questi nostri fratelli non siano considerati degli invisibili, facciamo sì che, chi è in una situazione di bisogno, non si allontani spaventato, intimorito, vergognato, a causa nostra o della loro situazione, ma bensì facciamo che, rivestiti di Cristo stesso, questi nostri fratelli si sentano compresi, consolati, ascoltati, insomma amati dall’amore divino.
Infine, ma non meno importante, questo voto di povertà ci insegna come Cristo ad abbracciare la nostra vulnerabilità, ad accettare la nostra condizione precaria, il nostro non poter garantire nulla da noi stessi.
Un ultimo mezzo che ci viene proposto, per giungere alla perfetta carità, o almeno ad essa tendere, è il nostro terzo voto, di castità. Questo voto richiede di essere assolutamente vissuto nella maniera più corretta, in quanto altrimenti, saremmo dei frustrati e peggio, degli sterili nell’amare i nostri fratelli e sorelle. Del resto come potremmo predicare Dio Amore, se non vivessimo il mistero dell’amore divino?
Vivere l’amore in maniera casta è possibile solo attraverso quel processo di morte e risurrezione, che invece tante volte siamo tentati a rifuggire, nascondendoci magari nell’iperattivismo, se pur di opere buone e degne di lode, o peggio fuggendo la nostra sessualità, la nostra corporeità. Importante è a questo punto notare che s. Domenico, predicava proprio contro questo tipo di eresia, ovvero la scissione tra corpo ed anima, spirito e materia. Bisogna quindi vigilare a non basare la nostra castità su paure di vario genere, che facilmente si insinuano, ed impegnarci invece di vivere quel rapporto di amicizia col Padre e col Figlio, che solo ci fa comprendere il vero significato del nostro voto e ci da forza e sostegno per rialzarci e proseguire. Il voto di castità, è un voto legittimissimo di amare, con un amore non possessivo ma che invece intende donare tutto il proprio essere. Infine la nostra castità è chiamata ad essere feconda in svariati modi, tendendo a quell’amore perfetto che è nella trinità e che genera uguaglianza.