Sguardi sul Cristianesimo
Quale futuro immaginare per il cristianesimo nel contesto occidentale post-moderno? Su quali linee impostare la sfida della nuova evangelizzazione lanciata da Giovanni Paolo II e riproposta di recente da papa Francesco nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium?
Nel volume che vi presentiamo sono messe a confronto due voci note in ambito ecclesiale per la ricerca teologica aperta e in dialogo con il mondo contemporaneo, nonché per un’esperienza ministeriale qualificata: Armando Matteo, allievo di Elmar Salmann e già assistente Centrale della FUCI dal 2005 al 2011,e Timothy Radcliffe, apprezzato scrittore e conferenziere, e già Maestro dell’Ordine dei Predicatori dal 1992 al 2001.
Nel solenne (e ormai celebre) discorso di apertura del Concilio Vaticano II (richiamato anche dalla recente esortazione apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco, n. 84), papa Giovanni XXIII segnalava come un pericolo la posizione di coloro (all’intero della Chiesa) che “nelle attuali condizioni della società umana (…) non sono capaci di vedere che sventure e guai”, e dei sostenitori della tesi secondo cui “i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori”. Il papa invitava piuttosto a discernere negli eventi contemporanei “i misteriosi piani della Provvidenza divina” e, pur non mancando di sottolineare alcune parzialità o aspetti non pienamente condivisibili (alla luce del Vangelo) della società contemporanea, invitava tuttavia i credenti a coglierne le nuove opportunità e le chances per l’annuncio del Vangelo. Era il momento in cui la Chiesa era invitata a leggere e discernere i “segni dei tempi”, non per effettuare una semplice trasposizione della Modernità al suo interno, ma per reinterrogare la propria tradizione alla luce delle istanze e delle sfide lanciate dal nuovo contesto.
A distanza di poco più di cinquant’anni, e nello scenario divenuto ormai di crisi della Modernità (o post-modernità), si tratta di riattualizzare quell’invito, chiedendosi quali siano le opportunità e le sfide per la fede e la vita cristiana che l’attuale situazione suggerisce. È quanto si propone il volumetto Sguardi sul cristianesimo. Da dove veniamo e dove stiamo andando 1 , un tentativo di analisi della condizione cristiana nel contesto post-moderno , che mette a confronto due voci, entrambe impegnate nella riformulazione e nel ripensamento della fede cristiana, in ascolto e in dialogo con la cultura contemporanea.
Si tratta allora per il Cristianesimo di “uscire dall’angolo”, mettendo da parte atteggiamenti difensivi e vittimistici e interpretare quel ruolo di “minoranza creativa”, già invocato da Benedetto XVI.
Per Armando Matteo, docente presso la Pontificia Università Urbaniana e già Assistente Centrale della FUCI dal 2005 al 2011 (oltre che ospite in diverse occasioni di Koinonia) la condizione attuale del cristianesimo risulta caratterizzata dai cinque termini di, povertà, estraneità precarietà, debolezza e inattualità. Si tratta del risultato di un lungo processo storico svoltosi in varie tappe (Darwin, la critica del Novecento, Auschwitz, e soprattutto la rivoluzione culturale del Sessantotto) che ha prodotto, un cambiamento della “descrizione occidentale dell’universo” rispetto alla quale il Cristianesimo e la Chiesa non hanno saputo “agganciarsi” (anche perché il Concilio era ormai già terminato), perdendo così radicamento e impatto nella cultura contemporanea. Per Matteo si tratta allora per il Cristianesimo di “uscire dall’angolo”, mettendo da parte atteggiamenti difensivi e vittimistici e interpretare quel ruolo di “minoranza creativa”, già invocato da Benedetto XVI nell’intervista rilasciata in occasione del suo viaggio in Repubblica Ceca del 26 settembre 2009. Occorre non perdere la novità e la gioia dell’annuncio del Vangelo, sottolineandone le implicazioni e i risvolti positivi per l’esistenza e la vita dei singoli (in risposta alla critica nietzscheana di un cristianesimo piatto e ostile alla vita), valorizzando le circostanze ordinarie e quotidiane dell’esistenza in cui Gesù stesso è venuto a incarnarsi, e svolgendo un ruolo “pontificale”, nella creazione di legami e di ponti relazionali, di cui il contesto individualista e solipsista contemporaneo sembra avere inconsciamente bisogno.
Per Timothy Radcliffe, già Maestro dell’Ordine dei Predicatori nel novennato 1992-2001, si tratta di riscoprire nella comunicazione della fede parole e messaggi che possano toccare l’immaginazione e la fantasia dell’uomo di oggi. Nell’epoca del “disincanto”, dell’assenza di grandi ideali e di quelle che sono state definite le “passioni tristi”, la comunicazione della fede deve fare appello alle risorse dell’arte, del bello, del racconto, per dischiudere nuovi orizzonti e suscitare una rinnovata domanda di ascolto della Parola. In particolare Radcliffe fa riferimento al film Uomini di Dio, che riprende la vicenda dei sette monaci trappisti uccisi in Algeria (Tibhirine) nel 1996, come testimonianza di una presenza evangelica autentica e discreta, inserita nel tessuto di una società a forte prevalenza islamica, che sceglie di restare in tale contesto nonostante il moltiplicarsi degli episodi di violenza, dischiudendo così una diversa percezione della vita religiosa e del Vangelo stesso, caratterizzata da legami di solidarietà e fraternità con la vicenda di una comunità locale e di un intero popolo. Del resto, per chi conosce il registro espressivo e stilistico dell’ex- Maestro, risulterà familiare il ricorso piuttosto frequente (nei suoi scritti e nei suoi discorsi) alla citazione di testi poetici e letterari, a suggestioni tratte dal mondo del cinema e della musica, nonché ad aneddoti ed episodi di vita vissuta tratti direttamente dalla sua esperienza di religioso e di uomo di governo all’interno dell’Ordine.
Il testo di Matteo-Radcliffe tenta quindi di lanciare qualche suggestione sulla questione del destino del Cristianesimo nello scenario post-moderno, nonché sulla questione (ad esso legata) della missione stessa della Chiesa nella sfida della nuova evangelizzazione. Su entrambi i fronti emerge la figura di un cristianesimo vitale e partecipe nelle vicende del mondo e del tempo in cui è chiamato a inserirsi, incentrato su un autentico “umanesimo degli affetti” (Sequeri) e sulla ricerca di legami forti, e in cui l’annuncio stesso del Vangelo si realizza anzitutto con un coinvolgimento autentico nella vita e nell’esistenza dell’altro, nell’instaurazione di un dialogo sincero e autentico “da persona a persona”, come sottolineato anche dalla recente esortazione apostolica Evangelii Gaudium (n.127) di papa Francesco.
1 A.MATTEO- T. RADCLIFFE, SGUARDI SUL CRISTIANESIMO. DA DOVE VENIAMO E DOVE STIAMO ANDANDO, EDIZIONI MESSAGGERO, PADOVA, 2013
Fr. Daniele Aucone, O.P.