L’aurora della libertà: Cristiada
Ci sono scene che, indelebili, segnano una generazione di uomini. Qualcuno ricorda meglio di me un uomo a Piazza Tien Ammen che, senza paura, fronteggia un carro armato e gli blocca la strada.
Qualcun altro forse avrà ancora in mente i terribili attentati dell’undici settembre. La corsa coraggiosa di quei vigili del fuoco che si precipitarono fin sotto le Torri Gemelle in fiamme, nel disperato tentativo di salvare vite di innocenti persone che si erano recate in ufficio.
Anche io ho visto una scena che non dimenticherò. Un piccolo bambino messicano rifiuta di abiurare la propria fede. Per questo viene appeso ad un albero. Poi torturato crudelmente. Quindi, di fronte ai suoi genitori, pugnalato e infine brutalmente ucciso con un colpo di fucile.
La scena è la ricostruzione del vero martirio del piccolo Josè Del Rio, nel 2005 proclamato beato. La scena è ricostruita con veridicità e commozione nel film Cristiada.
Il film concentra la sua attenzione sulle truppe dei Cristeros, radunatesi dopo le dittatoriali leggi anticattoliche (1926) del primo ministro massone Plutarco Elias Calles. I fedeli messicani, visto il divieto persino del culto privato, defraudati di chiese e persino di sacerdoti, inizialmente mettono in atto una serie di reazioni pacifiche. Tra queste spiccano varie proposte di abrogazione delle leggi anti culto e un boicottaggio economico. Calles le ignora o persino le ostacola con repressioni sanguinolente. Così al grido di “Viva el Cristo Rey” (da cui il nome Cristeros) i fedeli cominciano la resistenza armata capitanati dal generale Gorostieta Velarde (A. Garcia) che però si professa ateo. È una guerra sanguinosa che miete un numero spropositato di vittime, ma i cattolici messicani non si arrendono, fino al riottenimento della libertà di culto.
Il film non è un b–movie come si potrebbe troppo facilmente evincere dal fatto che il mercato cinematografico internazionale lo ha velocemente gettato nel dimenticatoio. Tutt’altro. Basti pensare che il protagonista principale è interpretato da un indomito e carismatico Andy Garcia. Nel cast sono presenti nomi d’eccezione: uno su tutti è Peter O’ Toole, nei panni di un sacerdote irlandese martire, padre Christoper. Segnaliamo anche lo splendido montaggio e la fotografia. La colonna sonora è curata da James Horner (già premio oscar per le musiche di Titanic) e accompagna splendidamente le scene di guerra e di dialogo che si alternano. C’è qualche scena di sparatoria che molto amabilmente ricorda gli spaghetti western secondo il modello di Sergio Leone. Ciò rende ancora più amabile la sceneggiatura e la scelta delle inquadrature.
Il generale Gorostieta si definiva ateo. Pur tuttavia combatté e perse la vita per la libertà di culto, che in primis colpiva anche la sua famiglia. Molto spesso all’interno del film Gorostieta guarda con sguardo d’amore le foto della moglie e delle due figlie. Questo deve lasciarci pensare.
Agli inizi del secolo scorso c’è stato chi ha combattuto per la libertà di poter esprimere le proprie idee religiose. C’è stata una guerra Cristera. Prima ancora, ricordiamo le sanguinose rivolte della Vandea antigiacobina, nel pieno della rivoluzione francese. La storia dei cattolici messicani ci aiuta a ricordare che la libertà di culto tuttoggi non è rispettata. È, in alcuni stati del mondo, in pericolo. Non smettiamo mai di tenere attiva la coscienza. La storia della Cristiada non va dimenticata. Né in America Latina, né in nessun altro luogo del mondo. Non cadiamo nella tentazione di perdere la memoria. Tentazione molto vicina a noi: nel continente sudamericano la pellicola ha spopolato, mentre è stata dimenticata in Europa. Basti pensare che il film è uscito nel 2012 e solo dopo due anni è finalmente arrivato in Italia.
Non smettiamo mai di ricordare che la libertà di culto è espressione del foro interno. È espressione della persona. Non possiamo e non dobbiamo estirparla in nessun modo.
La libertà di culto è espressione stessa dell’uomo che risponde alle domande filosofiche per eccellenza. Dell’uomo che trova risposta alle domande di senso. “Chi sono? Cosa posso fare? In cosa mi è lecito sperare?”
Le risposte vengono quando la domanda e la pratica di fede è possibile. Non buttiamo via la ricerca su Dio, perché sarebbe buttare via prima di tutto l’uomo.
Gesù dolce, Gesù amore
Fr. Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.