Il capitolo generale dell'Ordine dei Predicatori: struttura di comunione e missione
In occasione dell’ottavo centenario dei primi Capitoli Generali dell’Ordine (1220,1221)
“Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi…” (At 15,28). È un momento fondamentale nella storia della Chiesa: di fronte al rischio della divisione si prende una decisione in una maniera che non ha precedenti: Giacomo, capo della comunità di Gerusalemme, fa questa coraggiosa affermazione, che è il primo risultato di un arduo discernimento comune della nascente Chiesa, insieme agli apostoli Pietro e Paolo e sotto la guida dello Spirito Santo.
Prima di questo momento fondamentale, sotto la guida di Pietro, gli apostoli tirano la sorte per stabilire chi deve prendere il posto di Giuda Iscariota. Hanno dei criteri precisi riguardo a chi scegliere: “Bisogna che tra coloro che sono stati con noi tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione” (At 1,21-22). Pregano per essere guidati, ma quando arriva il momento di scegliere fra Giuseppe e Mattia, ecco che ricorrono alla sorte. In questo modo la decisione presa non è il risultato di un processo interno di discernimento comunitario, ma piuttosto un impersonale ed esterno atto di divinazione della volontà divina, simile a quelli già adottati nell’Antico Testamento.: “E Aronne tirerà la sorte per vedere quale dei due deve essere del Signore e quale di Azazel2” (Lv 16,8). Dio rimane trascendente e invisibile e la sua volontà è resa nota mediante un oggetto inanimato, alieno dalla possibilità di una manipolazione umana e da un errore di giudizio.
Come mi piacerebbe essere risparmiato dal dovere prendere decisioni difficili: se soltanto le nostre costituzioni permettessero di tirare la sorte come un modo legittimo di prendere decisioni! Ma la scelta di Mattia è l’ultimo esempio di sorteggio che vediamo nel Nuovo Testamento. Dopo Pentecoste la presenza immanente dello Spirito Santo, che assume un “ruolo attivo” nella vita della Chiesa, modifica radicalmente il processo decisionale. Per questo motivo, molti biblisti chiamano gli Atti degli Apostoli “Atti dello Spirito Santo”. Nel cosiddetto “Concilio” di Gerusalemme, Giacomo, capo della comunità gerosolimitana, pronuncia il suo giudizio: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie” (At 15,28). Una decisione importante non è più presa con una divinazione della volontà di Dio, ma attraverso un processo comunitario di intenso dialogo e di paziente discernimento sotto la guida dello Spirito Santo, per determinare qual è il vero bene della comunità. Perché “lo Spirito di verità vi guiderà a tutta la verità” (Gv 16,13), ora che “abita in voi” (1Cor 3,16). Dopo la Pentecoste, la maniera apostolica di prendere le decisioni, “alla presenza del Signore”, è il discernimento comunitario. Comunicare le decisioni alle comunità attraverso una lettera e poi scegliere e inviare dei delegati che accompagnino la ricezione di questa lettera sono parti integranti dell’intero processo di prendere e di attuare una decisione comunitaria (At 15,22-32).
San Domenico celebrò i primi Capitoli Generali nel 1220 e nel 1221, a Pentecoste. Se i frati vogliono abbracciare il modo di vivere degli apostoli, devono adottare il modo apostolico di prendere decisioni all’intero Ordine. La forma di governo comunitario (LCO VI) che Domenico ha dato all’Ordine è anche un dono per la Chiesa, dal momento che la missione dell’Ordine è quella di collaborare alla costruzione della Chiesa, corpo di Cristo.
Capitoli – generali, provinciali, conventuali – sono strumenti per la costruzione della comunione. Offrono spazio per confrontarsi sulle sfide che i frati devono affrontare, per cercare il consenso su questioni divisive, per discernere i migliori modi possibili per servire la missione dell’Ordine in quel determinato luogo e in quel determinato momento, e soprattutto per l’ascolto e l’apprendimento reciproci, da fratelli.
Ignazio di Antiochia, nella sua lettera alla comunità di Efeso, dice che i membri della Chiesa sono synodoi, “compagni di strada”, in virtù della dignità battesimale e della loro amicizia con Cristo3. Anche noi Domenicani siamo synodoi, compagni itineranti, fratelli e sorelle insieme in missione per predicare il Verbo incarnato. Celebrandosi l’800° anniversario dei nostri primi Capitoli Generali (1220, 1221), ho chiesto a brother Timothy, a fray Carlos e a frère Bruno di condividere i loro pensieri e le loro riflessioni a partire dalla loro concreta esperienza dei Capitoli Generali dell’Ordine, su come questi Capitoli sono diventati strumenti di unità e di comunione, per il bene della missione di predicazione dell’Ordine. In quanto Maestri dell’Ordine, sono stati e continuano a essere synodoi, compagni del viaggio dell’Ordine nella sua “itineranza comunitaria”. Leggendo le loro riflessioni, troveremo la stessa visione generale, ma i contesti e i contenuti della loro esperienza sono differenti: uguali ma diversi.
fra Gerard Francisco Timoner III, OP
Maestro dell'Ordine dei Predicatori