Cuore, labbra, mani
Metti, Signore, nei nostri cuori desideri che tu possa colmare.
Metti sulle nostre labbra preghiere che tu possa esaudire.
Metti nelle nostre opere atti che tu possa benedire.
Liturgia mozarabica spagnola
Vorrei porre l’accento su un altro aspetto di questa invocazione appartenente a una liturgia cattolica locale com’è quella mozarabica. Nella preghiera vengono evocati e coinvolte tre realtà corporali: il cuore, la bocca, la mano (“opere”), proprio come si fa nel culto ebraico che, attraverso il movimento del corpo, fa sì che tutto l’essere lodi Dio. «Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio: è questo il vostro culto spirituale», scrive suggestivamente Paolo ai Romani (12,1). La preghiera deve intridere, bagnare qualcosa in modo da inzupparlo l’essere intero. Bellissime sono le parole di Isacco di Ninive (VII sec.): «Che dorma o vegli, la preghiera non si separa dal fedele. Mentre mangia, beve, riposa, lavora, mentre è sprofondato nel sonno, il profumo della preghiera esala spontaneamente dal suo cuore» (Card. Gianfranco Ravasi).
(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)
NB: Questa pubblicazione non è a scopo di lucro. Pertanto se qualcuno trovasse qualunque improprietà di pubblicazione o riproduzione nel presente sito è pregato di comunicarlo all'amministratore con un messaggio scritto alla pagina Facebook "www.facebook.com/fratidomenicani". Grazie della vostra collaborazione e segnalazione.