Nelle tue mani, o Dio
Mi abbandono, o Dio, nelle tue mani. Gira e rigira quest'argilla, come creta nelle mani del vasaio. Dalle una forma e poi spezzala, se vuoi.
Domanda, ordina, cosa vuoi che io faccia? Innalzato, umiliato, perseguitato, incompreso, calunniato, sconsolato, sofferente, inutile a tutto, non mi resta che dire, sull'esempio della tua Madre: «Sia fatto di me secondo la tua parola». Dammi l'amore per eccellenza, l'amore della croce, ma non delle croci eroiche che potrebbero nutrire l'amor proprio, ma di quelle croci volgari, che purtroppo porto con ripugnanza... Di quelle croci che si incontrano ogni giorno nella contraddizione, nell'insuccesso, nei falsi giudizi, nella freddezza, nel rifiuto e nel disprezzo degli altri, nel malessere e nei difetti del corpo, nelle tenebre della mente e nel silenzio e aridità del cuore. Allora solamente Tu saprai che Ti amo, anche se non lo saprò io, ma questo mi basta.
Sembra sia la preghiera che Robert Kennedy lesse nel giorno del funerale del fratello John Kennedy.
Le mani di Dio sono al centro della riflessione quotidiana di Papa Francesco nella cappella di Casa Santa Marta. Il Pontefice, nel corso dell’omelia, parla di Dio come un artigiano che ci ha creati con le sue stesse mani e che ci accompagna nel cammino ogni giorno, sostenendoci con le sue mani, fino al passaggio della morte. Papa Francesco fa notare come il libro della Genesi apre con una immagine bellissima di Dio: il Dio artigiano che con le sue mani plasma l’uomo dalla terra. Noi siamo l’opera delle mani di Dio: Egli ci ha creati con le sue proprie mani e, nel corso della storia della salvezza, la mano di Dio appare più volte. Ma anche nella nostra vita di tutti i giorni sentiamo la presenza di queste mani di Dio che ci sostengono e ci mantengono nel corretto cammino. Le mani di Dio infatti ci hanno posto nel cammino della salvezza e sono lì per darci conforto ogni volta che ne abbiamo bisogno.
(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)
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