Preghiera degli asini
Dacci, Signore, di mantenere i piedi sulla terra, e le orecchie drizzate verso il cielo, per non perdere nulla della tua Parola. Dacci, Signore, una schiena coraggiosa, per sopportare gli esseri umani più insopportabili.
Dacci, Signore, di camminare diritti, disprezzando le carezze adulatorie e schivando le frustate. Dacci, Signore, di essere sordi alle ingiurie, all'ingratitudine, è la sola sordità cui aspiriamo. Non ti chiediamo di evitare tutte le sciocchezze, perché un asino farà sempre delle asinerie... Dacci semplicemente, Signore, di non disperare mai della tua misericordia così gratuita per quegli asini cosi disgraziati che siamo, a quanto dicono quei poveri esseri umani, i quali però non hanno capito nulla n degli asini, n di te, che sei fuggito in Egitto con uno dei nostri fratelli, e che hai fatto il tuo ingresso profetico a Gerusalemme, sulla schiena di uno di noi.
Nella storia culturale pochi altri animali hanno avuto un ruolo così importante come l’asino. Non è soltanto una creatura oppressa: Gesù entra in Gerusalemme in groppa a un asino L'asino è un animale docile, tranquillo, lento e affettuoso. L’asino è nell’immaginario popolare sinonimo di ignoranza, pigrizia e cocciutaggine e si sprecano i modi di dire in cui l’asino o ciuccio o somaro, comunque lo si voglia chiamare, non ci fa una bella figura. Ma la sua simbologia non è univoca. Nell’antichità lo troviamo riferito a divinità come Osiride, a cavalcatura di Dioniso, addirittura Nauplia gli aveva dedicato, a sentire Pausania, una statua. Ma è anche un animale ridicolo e da disprezzare se una delle prime raffigurazioni di Cristo (il graffito di Alexamenos del III sec.) è un uomo crocifisso dalla testa d’asino. Tertulliano controbatte spiritosamente l’accusa di onolatria rivolta ai cristiani dicendo che almeno i cristiani si limitavano ad adorare solo un asino, mentre i pagani adoravano ogni genere di animali! Quindi la sua simbologia si può dire ambivalente. Da una parte la valenza positiva di un asino (in questo caso al femminile), quello di Balaam che precorre l’uomo nel riconoscere la volontà di Dio, o dell’asina che si inginocchia davanti all’ostia consacrata in mano a sant’Antonio da Padova; è mite, ma regale cavalcatura (cfr. Giudici V, 10) che sorregge Maria e il Bambino nella fuga in Egitto, che porta Cristo nel suo ingresso trionfale in Gerusalemme, quell’asino che, insieme al bue i vangeli apocrifi vogliono presente alla sua nascita. Ma, al contrario, nell’immaginario medievale è simbolo di lussuria (gli adulteri erano costretti a cavalcare su un asino, tra due ali di folla) o di incredulità ostinata (San Tommaso apostolo è rappresentato talvolta con un asino). L’asino ancora è emblema di assurdità e immagini grottesche di un asino che suona la lira, l’arpa o il liuto troviamo nella scultura medievale insieme a quelle di un asino che siede sulla cattedra di retorica o teologia. L’assurdità era figlia dell’Orgoglio e manifestazione diabolica da condannare con il ludibrio! Vero asino bistrattato fin dalla notte dei tempi, ma ancora oggi simbolo positivo di sopportazione silenziosa, di forza rassegnata! Impariamo da lui a resistere anche noi a botte e colpi con santa ostinazione! È bello essere asini!
(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)
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