DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Quando mi sarò unito a te

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Quando mi sarò unito a te con tutto il mio essere, non sentirò più dolore o pena; la mia sarà vera vita, tutta piena di te.

Tu sollevi in alto colui che riempi di te; io non sono ancora pieno di te, sono un peso a me stesso. Gioie di cui dovrei piangere contrastano in me con pene di cui dovrei gioire, e non so da che parte stia la vittoria. Abbi pietà di me, Signore! Non ti nascondo le mie ferite. Tu sei il medico, io sono malato; tu sei misericordioso, io infelice.

S. Agostino

Tutti quanti noi quando, feriti dalle frecce avvelenate della vita, ci convinciamo che oramai abbiamo troppe tossine in circolazione per riuscire a fare qualcosa di buono. Tristi ed avviliti, invece di cercare soluzioni, chiudiamo gli occhi. Non vogliamo né guardare, né essere guardati. Ma lasciarci medicare da Dio ci fa raggiungere la pace vera, quella di cui parla Gesù nelle ultime ore di vita che ebbe a disposizione su questa terra. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14).Ultimamente ho letto questa preghiera meravigliosa. Chi l’ha scritta aveva ben chiare le ferite di tutti noi, ma aveva anche bene in mente lo sguardo di Dio su di noi che mai disprezza la fragilità: “Voglio donarti, Signore, la ferita che si ripete. A volte spero che quelli che si sono sentiti feriti da me non se lo ricordino. Spero di compensare il male con il bene, ma neanche così si rimedia. La cosa peggiore è che continuo a cadere, continuo a ferire. A volte mi è quasi impossibile vedere la bontà in me, la tua bontà. E sento che è incompatibile essere allo stesso tempo miseria e bontà. Non so cosa vuoi, Signore, con questo, non so cosa vuoi facendomelo vedere con tanta chiarezza. Forse vuoi solo che mi accetti, ma non so fare neanche questo. Ma credo di essere cosciente della mia miseria, anche di quegli angoli nei quali non oso entrare. So che Tu sei anche lì. Solo questo mi consola”. Quel “so che Tu sei anche lì” trabocca di consolazione e di guarigione.

 

(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)

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