Luce che brilli
Luce che brilli nelle tenebre, nato dal grembo di una Vergine, spogliaci della nostra notte e rivestici del tuo chiarore diurno.
Maria, talamo di Dio, imploralo perché i tuoi fedeli non ottenebrati più dalla colpa risplendano di virtù. Fulgidissimo sole di giustizia nato dalla santa Vergine col tuo splendore illumina le tenebre della nostra colpa. Sommo Re nato per noi sole nato da una Madre illuminaci sempre non tramontare la sera.
Anselmo d'Aosta
Ma il mondo vuole questo Dio? Ne sente il bisogno? Sembra di no. Gli uomini del nostro tempo non sanno che farsene. A che serve Dio? Ragionando in termini utilitaristici, Dio è superfluo. Anzi, risulta perfino d’impaccio con i suoi comandamenti e i suoi divieti antiquati disseminati sulla strada dei nostri interessi e piaceri egoistici. L’uomo d’oggi, più che mettersi contro Dio, o negarlo esplicitamente, si disinteressa di Lui, si mostra indifferente, ne fa a meno, se ne libera con una alzata di spalle: cosa me ne faccio di Dio? Fin dagli inizi l’Adam ha preteso di liberarsi di Dio. Ed ecco che Maria, con la sua maternità, porta Dio sulla terra. Lo riconduce sulle tracce dell’uomo. Perché l’uomo può anche illudersi di fare a meno di Dio. Può stancarsi di Dio. Ma Dio non è stanco dell’uomo, nonostante le delusioni e i rifiuti. (Tagore: “ogni qualvolta che nasce un bambino è come se Dio dicesse: non mi sono stancato degli uomini”). L’uomo può anche fuggire o smettere di cercare Dio. Ma Dio continua a cercare l’uomo. Anche venendo meno la ricerca umana di Dio, non si interrompe la ricerca divina dell’uomo. L’uomo può disinteressarsi di Dio. Ma Dio non ce la fa a disinteressarsi della sua creatura. Dio – secondo un’espressione tipica della teologia giudaica - non si accontenta del suo stupendo giardino. Non si rassegna ad essere il Dio delle stelle, del sole, delle piante, dei fiori, degli animali, delle montagne e delle acque. Vuol essere il Dio dell’uomo, il Dio-con-noi-uomini. La missione della donna, e in genere di ogni cristiano, consiste – secondo l’espressione del teologo ortodosso Evdokimov – nel partorire Dio nelle anime devastate. Una funzione materna, come quella della Teotokos, della Madre di Dio. E invocare Maria con il titolo di Madre di Dio, ci aiuta a precisare il nostro compito: si tratta di far rinascere nell’uomo, povero e miserabile, nonostante l’abbondanza di beni, la voglia, la nostalgia di Dio. Insinuare il sospetto che il deserto può tornare ad essere il giardino delle origini, se accoglie quella Presenza, quel Dio con noi.
(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)
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