Si è perduto come un bambino
Quando un bambino si perde va a finire dove non è di casa. Sì, a Natale Dio si è perduto - non solo come un bambino, ma da bambino - là dove non era "di casa".
Non è rimasto nella chiusa beatitudine del suo cielo o dentro lo spazio della nostra devozione, ma si è perduto per i piccoli e i poveri, per coloro che sono malati e in lutto, per i peccatori, per coloro che noi riteniamo lontani da Dio, di cui pensiamo che non abbiano niente a che fare con lui. Dio si è perduto là dove si è perduto il figliol prodigo, lontano dalla casa paterna, per poi tornare dal Padre, in lui e con lui. Dio si è perduto come un bambino, solo non si è trattato di un errore, ma dell'azione più divina che Dio potesse fare. Dio è il Dio di tutti o non è Dio. Dio è il Dio dei piccoli e dei lontani o non è Dio. Troviamo Dio là dove si è "perduto" o non lo troviamo affatto.
Mons. Klaus Hemmerle
L’azione più divina che Dio potesse fare … ecco il Natale! Un Dio che si è perduto come un bambino, meglio come un innamorato … innamorato perso … innamorato della vita, dell’uomo e della sua felicità. E come ogni innamorato sussurra queste parole: ti amo perdutamente! Soffro quando tu soffri, piango quando tu piangi, rido quando tu ridi, gioisco quando tu sei felice e fai felici gli altri! Sono ferito quando tu sei ferito. Impossibile dimenticare le parole di Antoine Leiris, parigino, un giovane uomo, un giovane padre, vedovo da quando alcuni terroristi hanno fatto irruzione al teatro Bataclan a Parigi e sparando all'impazzata hanno fatto strage, uccidendo anche – come ha scritto – "l'amore della mia vita", la madre del suo bambino di 17 mesi: Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Questo nostro Dio ferito dalle nostre ferite chiede anche a noi di “perdersi”, di non rinchiuderci, di camminare verso, di saper andare incontro a tutti. Ci chiede di essere donatori di misericordia, tessitori di giustizia, testardi costruttori di speranza in un tempo come il nostro che sembra averla perduta. In un tempo che sembra aver perduto la consapevolezza che un filo invisibile lega fra loro gli uomini. Questo nostro Dio ci guarda con gli occhi di un bambino e ci domanda: Quanti orecchi occorrono all'uomo per sentire gli altri piangere? (don Mirko Bellora)
(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)
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