Cantico di un anziano
Beati quelli che mi guardano con simpatia.
Beati quelli che comprendono il mio camminare stanco.
Beati quelli che parlano a voce alta per minimizzare la mia sordità.
Beati quelli che stringono con calore le mie mani tremanti.
Beati quelli che si interessano della mia lontana giovinezza.
Beati quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi già tante volte ripetuti.
Beati quelli che comprendono il mio bisogno d'affetto.
Beati quelli che mi regalano frammenti del loro tempo.
Beati quelli che si ricordano della mia solitudine.
Beati quelli che mi sono vicini nella sofferenza.
Beati quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita.
Beati quelli che mi sono vicini nel momento del passaggio.
Quando entrerò nella vita senza fine mi ricorderò di loro presso il Signore Gesù
La potenza di Dio può rivelarsi nell'età senile, anche quando è segnata da limiti e difficoltà. “Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio” (1 Cor 1,27-28). Il disegno di salvezza di Dio si attua pure nella fragilità di corpi non più giovani, deboli, sterili e impotenti. Così dal grembo sterile di Sara e dal corpo centenario di Abramo nasce il Popolo eletto (cfr. Rm 4,18-20). Ed è dal grembo sterile di Elisabetta e da un vecchio carico di anni, Zaccaria, che nasce Giovanni Battista, precursore di Cristo. Anche quando la sua vita assume le sembianze della debolezza, l'anziano ha dunque motivo di ritenersi strumento della storia della salvezza: “Lo sazierò di lunghi giorni e gli mostrerò la mia salvezza” (Sal 90 [91],16), promette il Signore.
(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)