Lentamente muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia e non cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi non distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Martha Medeiros
“meglio un giorno da leoni che cento da pecora”. Chi crede in questo proverbio crede in una vita vissuta al massimo, crede in un’esistenza piena di “vita“, di felicità, di emozioni, di empatia, di sensazioni, di amicizia, di amori, di incontri, di scoperte… Chi non vive, lentamente muore. E a rendere chiaro il concetto è Martha Medeiros, una scrittrice giornalista brasiliana. Autrice di molte opere ma di una su tutte, questa poesia che è un’ode alla vita, che esalta una vita all’insegna della sfida, della fantasia, del coraggio, della curiosità, dell’intraprendenza.
(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)
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