DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Giudicare  

briciole frate

Come Dio ci perdonerà i nostri peccati nella misura in cui noi avremo perdonato gli altri, così anche lui ci giudicherà nella misura in cui avremo giudicato gli altri.

Non dobbiamo, quindi, n insultare n ingiuriare coloro che peccano, ma dobbiamo avvertirli. Non bisogna dirne male e diffamarli, ma consigliarli. Dobbiamo correggerli con l'amore, e non insorgere contro di loro con arroganza. "Ma se uno cade nella fornicazione - mi domandi - non gli si dovrà dunque dire che la fornicazione è un male e non si dovrà correggerlo con energia per il suo peccato?". Correggilo, certo, però non come se tu fossi un nemico che chiede giustizia, ma comportandoti come un medico che prepara il rimedio per guarire il malato.

Giovanni Crisostomo

Eccovi una storia zen che mi ha fatto riflettere molto sulla frettolosità con cui tendiamo a giudicare gli altri. Una volta due monaci, Tanzan ed Ekido, stavano attraversando un torrente quando videro una bella ragazza in kimono e sciarpa di seta che cercava di fare altrettanto senza riuscirci. Tanzan, senza pensarci troppo, prese la ragazza in braccio e la portò sulla riva opposta. Ekido non disse nulla, ma quando raggiunsero il tempio, non potè più trattenersi e, rivolgendosi a Tanzan, lo rimproverò: “ Noi monaci non avviciniamo le donne, specialmente quelle giovani e belle.E’ pericoloso. Perché mai l’hai fatto?”.  “Io, quella ragazza l’ho lasciata sulla riva del torrente, tu invece la stai portando ancora con te!” rispose Tanzan. – La morale è evidentemente quella di evitare di giudicare gli altri visto che noi stessi non siamo perfetti; spesso comportamenti che ci appaiono discutibili e che ci portano a giudicare gli altri in modo categorico, hanno intenzioni e motivazioni che ci sono ignote e che soltanto la coscienza di chi li compie può giustificare.

 

(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)

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