DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

I cristiani, anima del mondo

briciole frate

A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani.

L'anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L'anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L'anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è invisibile. La carne odia l'anima e la combatte pur non avendo ricevuto ingiuria, perch impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha avuto ingiustizia dai cristiani li odia perch si oppongono ai piaceri. L'anima ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano coloro che li odiano. L'anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. L'anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l'incorruttibilità nei cieli. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l'anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare.

Lettera a Diogneto

Anima e corpo: due categorie notissime ai neoplatonici, che le ponevano in contrapposizione, sia agli stoici, affezionati al concetto di anima del mondo. Questi concetti circolano nelle parole dell’ignoto Autore di quest’oera dei primordi del cristianesimo e trovano significato e applicazione nuova alla luce della fede cristiana. L’anima è segno della dimensione celeste che per il cristiano non è da intendere contrapposta al corpo; essa riceve e dà al corpo, così come nella fede cristiana incarnazionismo ed escatologia non si contrappongono e non scadono in mondanità da un lato o nell’ angelismo dall’altro. Anche in questo brano della Lettera si coglie come i cristiani,, chiamati a vivere dentro la storia e a darle anima, vita e forza, siano testimoni di una unità paradossale, motivo di attrazione e di repulsione da parte degli altri uomini. Il testo si conclude con l’invito a divenire partecipi di tale possibilità di grazia, che non chiede all’uomo il sacrificio della scienza, ma la disponibilità a esercitarla con il timor di Dio, in obbedienza al Padre, in conformità alla propria natura di figli e non da soggetti autosufficienti o ribelli. La rivelazione non elimina l’umanità, neppure la ragione, ma le innalza a una pienezza di verità. La presenza dei cristiani è l’anima profonda della società umana, discreta, ma preziosa, perché improntata a dolcezza e perdono, ad un amore che raggiuge perfino i persecutori. La fede li porta a vivere i giorni senza lasciarsi imprigionare dalle pastoie dell’edonismo del loro tempo, ma a viverli in una continua tensione escatologica. Con questa silenziosa, ma costante testimonianza di fede, i cristiani affermano il valore inestimabile del Verbo. “ E allora si riconosce la grazia dei profeti, si edifica le fede dei vangeli, viene custodita la fede degli apostoli, danza di gioia la grazia della Chiesa.” La Lettera ci dà un’immagine dinamica, fervente di una comunità ecclesiale non imbrigliata ancora nella rigidezza della Chiesa costantiniana. I due riquadri insieme esprimono alcuni tratti di una testimonianza che ha di mira non l’esibizione di una resistenza o di una coerenza fine se stessa, ma, molto di più. Lettera a Diogneto A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L'anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L'anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L'anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è invisibile. La carne odia l'anima e la combatte pur non avendo ricevuto ingiuria, perch impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha avuto ingiustizia dai cristiani li odia perch si oppongono ai piaceri. L'anima ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano coloro che li odiano. L'anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. L'anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l'incorruttibilità nei cieli. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l'anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare. Anima e corpo: due categorie notissime ai neoplatonici, che le ponevano in contrapposizione, sia agli stoici, affezionati al concetto di anima del mondo. Questi concetti circolano nelle parole dell’ignoto Autore di quest’oera dei primordi del cristianesimo e trovano significato e applicazione nuova alla luce della fede cristiana. L’anima è segno della dimensione celeste che per il cristiano non è da intendere contrapposta al corpo; essa riceve e dà al corpo, così come nella fede cristiana incarnazionismo ed escatologia non si contrappongono e non scadono in mondanità da un lato o nell’ angelismo dall’altro. Anche in questo brano della Lettera si coglie come i cristiani,, chiamati a vivere dentro la storia e a darle anima, vita e forza, siano testimoni di una unità paradossale, motivo di attrazione e di repulsione da parte degli altri uomini. Il testo si conclude con l’invito a divenire partecipi di tale possibilità di grazia, che non chiede all’uomo il sacrificio della scienza, ma la disponibilità a esercitarla con il timor di Dio, in obbedienza al Padre, in conformità alla propria natura di figli e non da soggetti autosufficienti o ribelli. La rivelazione non elimina l’umanità, neppure la ragione, ma le innalza a una pienezza di verità. La presenza dei cristiani è l’anima profonda della società umana, discreta, ma preziosa, perché improntata a dolcezza e perdono, ad un amore che raggiuge perfino i persecutori. La fede li porta a vivere i giorni senza lasciarsi imprigionare dalle pastoie dell’edonismo del loro tempo, ma a viverli in una continua tensione escatologica. Con questa silenziosa, ma costante testimonianza di fede, i cristiani affermano il valore inestimabile del Verbo. “ E allora si riconosce la grazia dei profeti, si edifica le fede dei vangeli, viene custodita la fede degli apostoli, danza di gioia la grazia della Chiesa.” La Lettera ci dà un’immagine dinamica, fervente di una comunità ecclesiale non imbrigliata ancora nella rigidezza della Chiesa costantiniana. I due riquadri insieme esprimono alcuni tratti di una testimonianza che ha di mira non l’esibizione di una resistenza o di una coerenza fine se stessa, ma, molto di più.

Ed iniziò a mandarli a due a due per portare
e predicare al mondo la Parola di Dio
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Frati, Monache e Laici Domenicani...
parliamo con Dio e di Dio nel XXI secolo
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E se Dio ti avesse scelto? E se ti stesse chiamando ad essere un frate domenicano?
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