Parola di Dio o Corpo di Cristo?
Vi domando, fratelli e sorelle, che cosa vi sembra più importante: la Parola di Dio, o il Corpo di Cristo? Se volete rispondere bene, dovete senza dubbio dire che la Parola di Dio non è da meno del Corpo di Cristo.
E allora, se poniamo tanta cura quando ci viene consegnato il Corpo di Cristo perché nulla di esso cada per terra dalle nostre mani, non dovremmo porre altrettanta attenzione perché la Parola di Dio, che ci è offerta, non sfugga dal nostro cuore, cosa che avverrebbe se stiamo pensando ad altro? Colui che avrà ascoltato con negligenza la Parola di Dio non sarà meno colpevole di colui che, per la propria negligenza, avrà fatto cadere a terra il Corpo di Cristo.
Cesario di Arles
"La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli" (Dei Verbum n°21). Parola-di-Dio è un’espressione polisemantica . Nel suo senso originario indica il Verbum, il Logos Figlio del Padre e sua immagine consustanziale; nel suo senso più pieno è Gesù Cristo, Verbo incarnato, il Verbo tra gli uomini, accessibile ai loro sensi, Parola del Padre che rivela l’intimità di Dio e agisce salvificamente nella storia; in senso derivato le Parole-di-Dio (al plurale) sono quelle dette da Dio nella storia, da IHWH per mezzo dei profeti, a cominciare da Mosè, da Gesù Cristo nella sua predicazione messianica e poi dai suoi apostoli e inviati; indica poi propriamente le parole scritte dagli agiografi per ispirazione dello Spirito Santo, cioè la sacra scrittura del Primo e Nuovo Testamento; indica infine anche la parola della viva e perenne predicazione apostolica nel tempo della storia. E’ importante sottolineare che al fondamento la Parola-di-Dio non è tanto e solo un testo da leggere o proclamare, nè un insieme di parole di Dio tramandate oralmente o per iscritto, quanto soprattutto una Persona, divina e vivente, con la quale i credenti sono invitati a mettersi in relazione nell’ascolto di Uno che parla loro in un contesto di amore e di alleanza: infatti nell’azione liturgica "Cristo è presente nella sua Parola, giacché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura" (SC 7). E’ da sottolineare la diversità fra il leggere del lettore e il parlare di Gesù: in una lettura infatti, cioè in un rapporto tra un lettore e un libro, non ci può essere relazione affettivo-salvifica, in quanto il libro è un oggetto inanimato; mentre nel rapporto di ascolto tra uno che ascolta e uno che parla, si instaura una relazione affettivo-salvifica, in quanto colui che parla è il Signore, persona vivente, dialogante e salvifica.
(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)
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