DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Davanti al re  

briciole croce

E' come un povero che non ha mangiato da tre giorni e i suoi abiti sono stracciati e così egli appare davanti al re; ha forse bisogno di dire cosa desidera?

Così sta il fedele davanti a Dio, egli stesso è una preghiera.

Martin Buber

La preghiera vera inizia nel momento in cui si chiede a Cristo Signore che mandi la sua Parola nel nostro cuore, perché diventi con esso una cosa sola. Pregare non è chiedere a Dio qualche grazia. Non si supplica il Signore perché ci conceda qualcosa. Lo si invoca perché svuoti il nostro cuore, liberandolo da tutto ciò che è difforme, non conforme alla sua volontà, in modo che diventi la sua stabile dimora. Pregare è chiedere al Dio di ogni grazia, all’Autore di ogni bene, che sia Lui la grazia e il bene della nostra vita. Apparentemente possiamo dire che siamo noi a pregare. Ma questo non è del tutto vero. Si diceva di S.Francesco: “Non tam orans, quam oratio factus”. Non era più lui che pregava, ma lui stesso era diventato preghiera vivente.  E’ lo Spirito Santo a pregare in noi (Rom. 8.15). E allora noi cosa facciamo? Noi collaboriamo alla preghiera. Il nostro è un tentativo di agganciarci alla vera preghiera, un tentativo di sintonizzarci sulla frequenza dello Spirito Santo. Ed è per questo che nella preghiera è indispensabile l’ascolto. L’ascolto del cuore, l’ascolto della Parola di Dio, l’ascolto del silenzio. Prima si ascolta e poi ci si inserisce nel linguaggio dell’amore. Non si può pregare nel frastuono dei pensieri, ma occorre fare silenzio per ascoltare il silenzio. Capire che non siamo noi a pregare, ma è lo Spirito in noi ci dà molta più umiltà e frena tutti quei ragionamenti che poco e niente hanno a che vedere con la preghiera.

 

(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)

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