Una buona scelta
Quando si è fatta la scelta dei poveri, si è sempre sicuri, doppiamente sicuri, di aver fatto una buona scelta. Si è scelto come Gesù e si è scelto Gesù.
Henri De Lubac
Amare come lui ha amato noi: come è possibile? Il comandamento dell’amore fraterno è la vera «leva» che scardina l’assetto presente, a volte intollerabile agli stessi credenti: ma siamo sicuri che amare sia la scelta giusta? Come parlare di amore in un mondo di lupi che non aspetta che di mangiarti, come avere ancora queste pie credenze? Come parlare di amore reciproco in una chiesa che vive in se stessa contraddizioni, invidie, gelosie, bassezze di ogni tipo? Avete mai visto qualcuno che si è convertito per aver visto i cristiani volersi bene? Forse non ci abbiamo provato abbastanza? O forse le conversioni a volte seguono vie diverse: il personaggio carismatico, il fascino di una predicazione, l’offerta di uno spazio significativo per chi ha delle incertezze di vita... In realtà il Vangelo non promette conversioni: dice semplicemente «tutti sapranno che siete miei discepoli» (Gv 13,35). Magari poi ci sarà il rifiuto o la persecuzione. Non c’è alcuna garanzia di funzionamento. Ma tutto questo mette in luce l’importanza di sapere chi siamo, di presentarci per quello che siamo. Fa bene a noi, fa bene agli altri. Anche chi ci perseguiterà lo farà con chiarezza di coscienza. L’importante è che il volto di Cristo traspaia nella storia e nella nostra vita, e sarà comunque una benedizione per il mondo. L’importante è non presentare un volto contraffatto, un Dio che è doveroso rifiutare. Perché il Dio della nuova alleanza è colui che ha amato fino alla fine. E l’amore reciproco è l’unico modo di annunciarlo.
(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)
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