Ateismo pratico
A cosa servono belle strade e aeroporti, begli edifici di tanti piani, se vengono costruiti con il sangue dei poveri, che non ne beneficeranno?
Ateo non è solo il marxismo, ateo pratico è anche il capitalismo. Questo divinizzare il denaro, questo idolatrare il potere, questo porre falsi idoli da sostituire al vero Dio. Viviamo tristemente in una società atea.
Oscar Arnulfo Romero
Le due posizioni - il rifiuto di credere nell’esistenza di un Dio, e quindi la convinzione di essere a-tei, cioè senza Dio, perché Dio non c’è, e invece la convinzione opposta che Dio esiste e addirittura parla o ha parlato, si è rivelato, cioè è uscito dal suo mistero, e può essere conosciuto e incontrato - queste due posizioni si sono perpetuate in forme e misure diverse, ma senza che una delle due venisse mai meno, lungo tutto il cammino della storia umana e sono oggi entrambe rappresentate a tutti i livelli. Che fare? Non c’è altro da fare che quello che faceva il Salmista: umilmente e tenacemente, con semplicità di cuore e trasparenza di vita, “annunzierò il tuo nome ai miei fratelli” (Salmo 22, 22). Sappiamo quanto del nome di Dio si sia abusato, quanto esso sia stato, anche per colpa nostra, compromesso. Ma come ha scritto Martin Buber in una splendida pagina del suo Eclissi di Dio: “Non possiamo lavare di tutte le macchie la parola Dio, e nemmeno lasciarla integra; possiamo però sollevarla da terra e, macchiata e lacera com’è, innalzarla sopra un’ora di grande dolore”
(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)
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