La morte non è mai una soluzione.
“Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte” (Sap 1,14)"
Con queste parole i vescovi d’Italia intendono celebrare questa 45° giornata della vita che il 5 febbraio 2023 si svolge in tutta l’Italia. La morte non è un’invenzione divina. Né il Padre, né il Figlio, né lo Spirito Santo volevano la morte. Ma più grande della loro avversione per la morte è il loro amore per la nostra libertà. E sappiamo come è entrata la morte nell’ordine della creazione e conosciamo il disordine che ha portato. “Dio ha creato tutte le cose perché esistano,” è la citazione del Libro della Sapienza che i nostri vescovi hanno scelto per esplicitare meglio il motto della giornata della vita di quest’anno “La morte non è mai una soluzione.”
Il motto è di un’attualità straordinaria. Da quasi un anno, dal 24 febbraio 2022, il telegiornale ci propone una dose quotidiana di chi la pensa al contrario, vale a dire che la morte è la soluzione: la guerra in Ucraina. La guerra più vicina a casa nostra e tutte le altre guerre che si svolgono sui nostri continenti illustrano che in diversi paesi del mondo i politici pensano che con l’uccisione di tante persone si possono risolvere conflitti di varia natura.
La Chiesa si oppone a questa logica per un motivo preciso. La Chiesa è Chiesa in quanto immersa in Colui “che ha creato tutte le cose perché esistano”. Anzi la Chiesa è partecipe dell’azione con il quale il Padre nel Figlio e nello Spirito Santo dicono se stessi e la creazione, per usare il linguaggio di san Tommaso d’Aquino di cui celebriamo il centenario di beatificazione. La Chiesa prima di tutto è partecipe del modo con il quale Dio fa esistere ogni cosa e ogni persona. La sua posizione è di un’attualità insuperabile. La Chiesa vive prima di tutto dell’energia e dell’amore infiniti con i quali la Trinità onnipresente pone ogni essere umano … nell’essere. Questa sua condizione, accessibile a ogni persona umana attraverso il battesimo, è per sua natura “sale della terra” e “luce del mondo” come il Vangelo della V domenica rivela. La Chiesa si nutre incessantemente dello sguardo amoroso del Risorto che fa esistere ogni essere umano con amore finissimo e onnipotente. Perciò s. Caterina da Siena può affermare che la natura della Chiesa è luce. La Chiesa-luce fa vedere l’amabilità incondizionata di ogni persona umana: dalla sua creazione fino a quando lo stesso Gesù creatore lo chiama a se stesso.
Sempre la Chiesa è coinvolta in prima persona nel modo con il quale la Trinità vive la vita umana: nel seno di ogni madre, venduta come schiava, maltrattata in una famiglia, sfruttata al lavoro, in barconi sul mare, sotto le bombe, sul letto di un ospedale. La Chiesa è partecipe del sapore, del profumo che ogni persona umana ha per l’Eterno Padre, perciò, la Chiesa è sale della terra. Si tratta di un sapore divino che a nessuna persona può essere tolto e che nessuna persona si può togliere. La stessa azione della comunicazione dell’essere con la quale Dio fa esistere la persona è la fonte indistruttibile di questo sapore, di questo straordinario profumo di ogni donna, di ogni bambino, di ogni embrione, di ogni vittima di guerra e di violenza, di ogni malato e di ogni anziano. Perciò la Chiesa custodisce con gelosia e coraggio questa luce che inonda divinamente ogni essere umano sempre e ovunque.
Secondo i dati del Worldometer in un anno gli aborti sono circa 40 milioni o forse molti di più. Possiamo parlare di un genocidio nel seno materno. In centinaia di guerre muoiono centinaia di migliaia di persone all’anno. A causa della fame pare che muoiano tra 5 e 10 persone al minuto. Circa 90 milioni di essere umani sono in fuga, vale a dire senza casa, senza patria e senza lavoro. 50 milioni di persone vivono in schiavitù. Non sono padroni della loro vita. Le cifre orribili potrebbero continuare. Potremmo demoralizzarci di fronte a questo immenso mare di sofferenze e di ingiustizia e chiuderci in un convinto pessimismo o esplodere in un cinismo che collabora con il propagare dell’ingiustizia evidente del mondo.
La Chiesa ha nel suo DNA una luce alternativa, un sapore speciale. Il primo ad essere colpito da questa sofferenza immane è sempre la Trinità santissima nella persona del Cristo. “Quanto avete al più piccolo, a Me l’avete fatto,” risuona potente il capitolo 25 del Vangelo di Matteo attraverso i secoli. Dio si è legato in modo indissolubile a ogni vita umana. La vita del feto che sta per essere esportato dal medico prima di tutto è vissuto dal Signore del Cielo e della terra come la sua vita più cara. La schiava esposta alle follie del suo patrone scrive le sue sofferenze in modo indimenticabile nella carne gloriosa del Risorto. Tra i rifugiati della Siria, dell’Ucraina, del Congo il più presente e il più sofferente è Gesù. La Chiesa è immersa in qualsisia di queste presenze o partecipazioni del suo Signore e direttamente illuminata e motivata dall’intensità del suo amore e della sua misericordia viscerale per ogni vita sofferente. I volontari, i consacrati a servizio della vita sofferente o minacciata in tutte le sue forme sono i testimoni visibili della dignità e del sapore invisibile di ogni essere umano che or ora Dio nutre per essi. Infine, la Chiesa ha una convinzione straordinaria di fondo – di natura pasquale - che dà motivazioni inesauribili per servire ogni essere sofferente: la vita umana non ha fine. Mai. Solo una vita gloriosa perenne è all’altezza della dignità ineffabile e della sofferenza immane dell’essere umano.
Fr. Christian-M Steiner op