Per tanto tempo, questa domanda ha riecheggiato negli incontri del nostro gruppo di Gioventù domenicana, spesso accompagnata dai racconti felici di Padre Rinaldo sui suoi studi bolognesi. Finalmente la nostra trepidazione — come quella di bimbi impazienti di andare in un luogo caro — è maturata in gioia nei due giorni trascorsi a Bologna. Per motivi di lavoro, non tutti hanno potuto partecipare: c’erano Padre Rinaldo e Sabina, che da anni si prendono cura e accompagnano con premura il nostro gruppo, Lucrezia, Cristiana, Claudia, Fabrizio e io. Per alcuni è stato un desiderato ritorno, per altri, come me, una entusiasta scoperta, resa ancora più preziosa dalla presenza di Emanuela, Fabio e Greta (più un piccolo bebè nella pancia), che hanno condiviso con noi il cammino a Roma e che al momento si trovano in Emilia.
Un weekend intensissimo, lungo decine di chilometri al giorno, sempre con la bocca aperta e gli occhi spalancati davanti alla bellezza della città e mai sazio dei piatti buonissimi della cucina emiliana. Anche Bologna sembrava felicissima di accoglierci: un cielo primaverile e una temperatura quasi estiva hanno accompagnato la nostra permanenza, insieme alla festa in onore della Madonna di San Luca e dalla festa sportiva Strabologna.
Due giorni, dunque, come turisti ma soprattutto come pellegrini. Il debutto in città è stato “verso l’alto”, dai lunghissimi portici che si snodano sul Colle della Guardia, seguendo quel percorso denso di storia e bellezza, sugli stessi passi di una devozione secolare, fin a raggiungere il Santuario di San Luca. Padre Rinaldo ci raccontava di quando, da studente, scendeva da lì su fino al convento in soli venticinque minuti, e vedendolo trainarci senza remore, possiamo confermare che il suo spirito trentino è ben saldo!
Il culmine del percorso, soprattutto a livello affettivo, è stato la domenica mattina nella Basilica di San Domenico. Molti di noi non l’avevano mai vista, ma subito è stata aria di casa, di famiglia … domenicana! I frati ci hanno accolto con gioia e il giovane Fra Paolo, brillante e preparatissimo, ci ha condotto tra le meraviglie della chiesa, dal magnifico coro ligneo intarsiato fino all’Arca di San Domenico. Gratitudine è la parola che meglio riesce a descrivere la nostra emozione in quel momento, tra la visita, la preghiera e la Messa condivisa: dell’opera di Domenico, così lucida, umile e decisa, anche noi oggi ci nutriamo. Una intuizione divina, accolta con fedeltà e proseguita dal tutte le componenti dell’Ordine, che è stata ampia porta di santità e che continua a produrre grande frutto per tutta la Chiesa!
Di concreto, dal viaggio riportiamo l’immaginetta con la preghiera O lumen Ecclesiae, che insieme abbiamo recitato davanti l’Arca. E guardando al nostro cammino di fede nel gruppo di Gioventù domenicana, con la convinzione fondata sull’esperienza, possiamo dire: «Dottore di verità, (…) predicatore della grazia (…) Prega per noi, Santo padre Domenico».
(Alfredo, Gruppo Giovani Santa Caterina da Siena - Roma)
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