Amoris laetitia scandalosa: una nota a luci rosse in latino?
Si potrebbe chiamare la lettera apostolica Amoris laetitia la “lettera delle note”. Di fatto buona parte della stampa e del mondo cattolico si è concentrata soprattutto sull’analisi e sull’interpretazione delle note del capitolo ottavo del documento (vedi nn. 329, 336, 344, 348, 351 e 364). Assecondando questo gusto per le note di Amoris laetitia volevo attirare l’attenzione su un'altra nota poco nota ma molto interessante sotto il profilo tommasiano. Amoris laetitia si potrebbe definire particolarmente tommasiana. È Tommaso il teologo più citato. Sono ben 18 le citazioni di Tommaso d’Aquino e la maggior parte di esse (15) si trova nella parte centrale della lettera, nel capitolo quarto “L’amore nel matrimonio”, le altre tre nel capitolo più discusso “Accompagnare, discernere e integrare la fragilità”.
Proprio nella parte centrale spicca la “nota a luci rosse” in questione. Perché questa nota non è così nota? È scritta in latino, tradotta meriterebbe un titolo in prima pagina di tutti i giornali del mondo. Ecco il testo della nota 145: «Abundantia delectationis quae est in actu venereo secundum rationem ordinato, non contrariatur medio virtutis» (Summa theologiae, II-II, q. 153, a. 2, ad 2). Naturalmente completamente incomprensibile. Tradotto: “L’abbondanza del piacere che si attua nell’unione sessuale ordinata secondo i suoi propri significati non è contrario alla pienezza della virtù.”
Tommaso sostiene che la vita sessuale in sintonia con i suoi profondi significati umani e cristiani conosciuti dall’intelligenza di chi si unisce è un azione virtuosa, vale a dire ispirata e promossa da Cristo e in sintonia con la realizzazione delle due persone coinvolte. La vera abbondanza del piacere della vita sessuale è il frutto della sua attuazione virtuosa. Qui si può scoprire in germe l’inizio di una vera e propria sapienza erotica cristiana intelligente e gioiosa. L’alta considerazione della vita sessuale è un patrimonio teologico medievale.
Uno dei grandiosi significati cristiani della “celebrazione del coito” (Innoncenzo III in una lettera al vescovo di Modena nel 12000 - vd. Denzinger n. 776) veniva commentato da tutti grandi maestri medievali in quanto si trattava di un’affermazione presente nelle Sentenze di Pietro Lombardo, libro di testo delle facoltà teologiche di allora. Ecco qui il commento tommasiano: «L’unione intima (dei coniugi) significa l’unione di Cristo con la sua Chiesa con l’intensità con la quale Cristo ha assunto nell’unità della sua persona la natura umana, vale a dire del tutto inseparabile.» (Commento alle Sentenze, I, d. 27, q. 1, a. 3B).Alla luce di questi segreti teologici medievali i padri conciliari in Gaudium et spes finalmente leggibile in italiano affermano: “Un tale amore, unendo assieme valori umani e divini, conduce gli sposi al libero e mutuo dono di se stessi, che si esprime mediante sentimenti e gesti di tenerezza e pervade tutta quanta la vita dei coniugi anzi, diventa più perfetto e cresce proprio mediante il generoso suo esercizio.” (GS 49).
Speriamo che questa sapienza erotica teologica “segreta” dei Padri conciliari, dei maestri medievali e di Papa Francesco possa giungere fino agli orecchi degli sposi … magari non solo in latino per contribuire a una maggiore letizia dell’amore nuziale.
fr. Christian-M. Steiner, O.P.