DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

In un Convegno internazionale la vicenda dei Domenicani nelle città dell’Italia centrale

Ottocento anni fa, per la precisione il 22 dicembre 2016, papa Onorio III confermava la costituzione dell’Ordine dei Predicatori, dando forma istituzionale ad un’esperienza di vita religiosa nata dall’intuizione del canonico spagnolo Domenico di Caleruega (1175?-1221).

In quei decenni di tumultuosa crescita economica e di intensa mobilità sociale, ma anche di conflitti politici e di attivismo dei movimenti ereticali, il fondatore decise di inviare i suoi ‘frati’ laddove la vita della società pulsava più forte, con le sue novità e le sue contraddizioni, ossia nelle città. Plasmò inoltre il neonato Ordine secondo due direttrici che ne segnarono per secoli il carattere e il destino. 

Da un lato volle che i suoi membri, avviati a diventare i più attivi ed efficaci coadiutori dei vescovi nella loro attività apostolica, ricevessero una preparazione culturale di alto livello. Già nei suoi primi decenni di vita, in effetti, l’Ordine fu in grado di realizzare un proprio autonomo sistema di studi teologici in grado di assicurare ai frati una formazione adeguata ai compiti che avrebbero dovuto svolgere e capace di sfornare maestri di teologia, predicatori generali e amministratori competenti. Non è un caso che fin dalla metà del XIII secolo, e segnatamente a partire dal pontificato di Innocenzo IV, siano stati sempre più numerosi i vescovi e in seguito i cardinali scelti tra le fila dei Domenicani; né che la loro ottima conoscenza della teologia e del diritto li abbia resi i candidati ideali per ricoprire l'incarico di inquisitori. L'altra decisiva scelta di Domenico, ratificata nel capitolo generale del 1220, fu quella della rinuncia ad ogni forma di possesso, di beni o rendite, in favore di una povertà assoluta non solo del singolo ma dell'intero Ordine. 

In una società sempre più urbanizzata e florida, in cui la moneta circolava con una certa facilità, il rifiuto del possesso presentava minori rischi ed indubbi vantaggi: i seguaci della povertà volontaria, privi di beni e di redditi fissi, non potevano più essere identificati con i ‘signori’, i grandi proprietari terrieri o i ricchi mercanti che costituivano le élites dell'epoca, ed il loro apostolato ne guadagnava in efficacia e credibilità evangelica. Allo stesso tempo l’opzione in favore della povertà limitava le occasioni di scontro con le altre istituzioni religiose e garantiva una libertà di movimento e di azione molto maggiore liberando i frati dai faticosi e impegnativi compiti amministrativi che avevano consumato abbondanti energie nel monachesimo precedente. La diffusione degli insediamenti dei Predicatori fu rapida e massiccia e dopo neppure un secolo di vita dell’Ordine si contavano in Europa quasi 600 conventi con circa 10.000 religiosi.luciano cinelli2fr. Luciano Cinelli, O.P. In Italia già nel 1230 le fondazioni domenicane erano presenti in tutte le regioni, in particolare nelle città di tradizione vescovile del Centro-Nord, mentre alla fine del Duecento superavano il centinaio.

Da allora l’Ordine, pur non senza momenti di difficoltà ma anche con la capacità di autoriformarsi, continuò a crescere partecipando attivamente sia alla lotta contro il movimento luterano che al processo di cristianizzazione del continente americano, fino a conoscere nel primo Settecento una nuova espansione. Per ripercorrere questa complessa e affascinante storia, nell’occasione dell’Ottavo centenario dell’Ordine, la Provincia Romana di S. Caterina da Siena (i Domenicani dell’Italia centrale), la rivista «Memorie Domenicane» e la Biblioteca Domenicana di S. Maria Novella ‘Jacopo Passavanti’ hanno organizzato un convegno dal titolo I Domenicani e le città dell’Italia centrale (secoli XIII-XIX) che si terrà a Firenze presso la Sala Multimediale del Comune (Piazza della stazione 4/A) dal 28 settembre al 1° ottobre 2016.

Partendo dalla centralità del mondo cittadino nella storia italiana e dalla vocazione urbana che fin dall’inizio ha contraddistinto l’Ordine, l’incontro, che riunisce studiosi di fama internazionale, si propone di rileggere i caratteri di un’interazione feconda e multiforme attraverso temi come il rapporto fra i Domenicani e le istituzioni politiche e religiose, la gestione economica dei conventi, la predicazione e la vita intellettuale, la santità e i culti civici, l’associazionismo confraternale e la committenza artistica. Lo fa in una prospettiva diacronica ampia, che dall’età comunale, attraverso l’epoca rinascimentale e l’età moderna, giunge fino alle soppressioni degli Istituti di vita consacrata operate dal governo napoleonico, evento che rappresentò un importante spartiacque anche nella storia dei Predicatori costringendoli a rimodulare il proprio carisma secondo le esigenze delle società successive all’Antico Regime.

L’iniziativa ha beneficiato del contributo dell’Opera per S. Maria Novella e della Parrocchia di S. Maria Novella e ha ottenuto il patrocinio di prestigiose istituzioni fra cui il Senato della Repubblica, il Ministero per i beni e le attività culturali, la Regione toscana, il Comune e l’Arcidiocesi di Firenze, l’Università degli Studi di Siena, il Pontificio comitato di scienze storiche e l’Istituto storico Italiano per il Medioevo.

fra Luciano Cinelli OP
(Memorie Domenicane)

Prof. Franco Franceschi
(Università degli Studi di Siena)

[Apparso su “Toscana Oggi” del 25 settembre 2016]

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