SABATO 27 DICEMBRE
S. GIOVANNI APOSTOLO ED EVANGELISTA “[…] quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi […]” (I GV 1, 1). “Vedere” “udire” “toccare” sono azioni che coinvolgono tre dei cinque sensi esterni, le cinque porte che mettono in contatto l’uomo con la realtà che lo circonda: vista, udito, tatto, olfatto e gusto.
L’apostolo ed evangelista Giovanni riferisce queste azioni alla contemplazione di “ciò che era da principio…il Verbo della vita”.
La Parola si è resa visibile, tangibile, udibile, in poche parole prossima all’uomo e alla sua natura. La rivelazione è stata comunicata all’uomo attraverso la via dei sensi.
Così scrive in proposito Origene, il massimo esponente della scuola alessandrina: «Il Cristo diventa l’oggetto di ciascun senso dell’anima. Ecco perché lo si chiama “vera Luce” (Gv. 1,9), per illuminare gli occhi dell’anima, “Parola” (Gv 1, 1) per essere udito, “Pane di vita” (Gv 6, 35) per essere gustato. Allo stesso modo, egli è chiamato “Olio” (Ct 1, 2) e “Nardo” (Ct 1, 12; 4, 13-14) perché l’anima si diletti del profumo del Logos; egli è la “Parola fatta carne” (Gv 1, 14), palpabile e tangibile, perché la mano dell’uomo interiore possa toccare qualcosa della Parola di vita» (ORIGENE, Commento al Cantico dei Cantici II, 9, 12-13).
È comprensibile lo smarrimento di Maria di Magdala alla constatazione dell’assenza del corpo del Signore Gesù: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro…”: l’assenza del “corpo”, palpabile, tangibile, costringe Maria e i discepoli a compiere un salto di qualità, la relazione con il Signore instaurata sul piano fisico, orizzontale, con la risurrezione costringe ad uno slittamento verso l’alto. La risurrezione infrange le categorie umane spazio-temporali, rendendo apparentemente inutili la vista, il tatto, l’udito. Ma l’assenza è solo apparente e temporanea: il Risorto è sempre con noi, è sempre il “veniente” fino alla fine dei tempi, fino alla Sua seconda definitiva venuta, quando anche la fisicità verrà ripristinata, ma trasfigurata nella dimensione del Regno eterno. Ma fino a quel momento saremo obbligati a “contemplare” con i sensi i teli e il sudario, epilogo felice dell’inaudita vicenda di un Dio che ha scelto di assumere la fragilità per rendere forte la debolezza dell’uomo.
fr. Luciani Cinelli, O.P.
Convento di Santa Maria Novella (Firenze)
Riferimenti scrutturistici: S. GIOVANNI APOSTOLO ED EVANGELISTA (1GV 1, 1-4; GV 20, 2-8)